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giovedì 4 aprile 2013

Cristiani di Aleppo: quando loro, dalla sciagura, ci insegnano una fede più grande

Da sei giorni seguiamo con apprensione gli eventi in corso nei quartieri di Aleppo che fino ad ora erano stati risparmiati dalle violenze. Abbiamo pubblicato le testimonianze  giunte nei giorni scorsi dai Fratelli Maristi e via via  aggravate da terribili notizie  ed  orrori 


Dai Frati della Custodia di Aleppo (notizia agenzia SIR):


"E’ stata una reale Settimana di passione quella appena trascorsa dalle comunità cristiane di Aleppo, città martire della Siria, al centro da mesi di violenti scontri tra forze fedeli al regime di Assad e quelle dell’opposizione armata e dei ribelli. La Custodia di Terra Santa ha da poco diffuso la testimonianza delle due fraternità francescane di Aleppo relativa alla Pasqua appena trascorsa. “Ad Aleppo - si legge nel testo che riporta le parole di padre Giorgio - abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, Vigilia Pasquale e Domenica di Pasqua con grande afflusso di gente. Ma è stata una settimana di Passione per la comunità cristiana della città: i dissidenti hanno occupato, il Venerdì Santo, il quartiere confinante con i nostri cimiteri cristiani, mettendo a ferro e fuoco il quartiere!
 La gente è fuggita solo con i vestiti che avevano addosso, tra questi le 350 trecento cinquanta famiglie cristiane del quartiere; anche gli abitanti di altri due quartieri a maggioranza cristiana, hanno dovuto abbandonare le loro case perché esposte a mortai, razzi e cecchini. Sabato Santo il guardiano del nostro cimitero latino è stato colpito da un cecchino ed è morto sul colpo”. I morti, secondo la testimonianza non trovano sepoltura adeguata dal momento che non si può arrivare ai cimiteri. “Il governatore ci ha messo a disposizione momentaneamente un pezzo di terreno per seppellire i nostri morti. Da Sabato Santo siamo senza luce, poca acqua, i telefoni possono funzionare alle volte come pure internet. 
I nostri frati stanno bene, cerchiamo di fare il nostro meglio e essere un segno di speranza per la gente che ora per paura vuole fuggire”.



"Sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.."


Le ragazze di Aleppo
29 marzo 2013 - Posta dalla Siria, da alcune giovanissime dei Focolari.


«Un giorno, ad Aleppo sono entrati i ribelli nel quartiere dove tante di noi abitiamo. In quel momento eravamo su Facebook chattando tra noi. Preoccupazione, rabbia…, diversi i sentimenti di ciascuna. C’è chi, preso dalla paura scrive: «Si vede che anche Dio è contro di noi»; «No, Lui sta piangendo con noi»; «Ma questi qui ci hanno rovinato la vita»; «Cerchiamo di amare anche loro»; «Ma come?»; «Pregando che trovino anche loro l’amore».
Alla fine abbiamo accettato la sfida di amare anche chi ci sta facendo del male.
A dire la verità – scrive Mira da Aleppo – non sempre sto riuscendo a vivere l’ideale dell’unità come vorrei; l’odio che c’è attorno a me è riuscito quasi ad entrare nel mio cuore, ma non riuscirà a vincermi. Sono arrivata al punto che il mio sguardo verso la vita è diventato pessimista. Mi sono chiesta: come ha potuto Chiara Lubich vivere la situazione della guerra quando è iniziato il Movimento? Ma poi mi sono risposta: se lei ci è riuscita, vuol dire che magari anche io potrò farlo. Questo mi dà una spinta in avanti, una spinta per ricominciare. Alle volte sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.
Vorrei chiedere a tutti di pregare perché, credetemi, le vostre preghiere ci daranno una grande forza. Spero che nessuno di voi viva questi momenti neri che noi viviamo o veda quello che noi vediamo. Scusatemi se ho scritto poco, cercavo di scrivere velocemente prima che stacchino l’elettricità. Chiediamo al Signore di dare la pace ai nostri cuori».

http://www.focolare.org/it/news/2013/03/29/le-ragazze-di-aleppo/





 « Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».


 « Parlando del più e del meno con un amico, mi viene confermata una notizia sconcertante, già espressa a bassa voce da altre persone anche autorevoli: a Yabroud, grande villaggio nell’entroterra montagnoso sull’asse Damasco-Homs, ogni mese i cristiani devono pagare all’esercito libero 1.800.000 LS (circa 18 mila €) , una specie di salatissima tangente usata presumibilmente per l’acquisto di armi. Questa cifra iniqua ricorda inevitabilmente ai cristiani di queste terre la tassa che i loro antenati, a partire dal primo millennio, dovettero cominciare a pagare in quanto non musulmani. Fa impressione constatare un altro frutto insano della guerra, in antitesi con ogni sollecitazione alla fiducia reciproca e alla rispettosa convivenza tra persone di fedi e culture diverse.
«Il vescovo latino parla di almeno due generazioni a suo avviso necessarie prima di poter risanare le ferite di questa guerra (se però si riuscirà a fermarla in fretta!) che lacera il Paese e la cui motivazione, tanti anche qui ne sono convinti, è primariamente di natura economica e politica. La gente non è stupida. 
Parlando con molti ci si rende conto che sono ben coscienti che il gioco che si sta facendo sulla loro testa è enorme, mosso e fomentato da potenze che per avidità e sete di potere appoggiano la politica di morte dei produttori di armi e ne sono appoggiate.
«Vorrebbe fare qualche cosa, tanta gente, per finirla con questi progetti insensati e maligni, che da decenni generano soltanto dolori su dolori, qui come altrove, convinta che la convivenza pacifica e il dialogo siano le strade più intelligenti e davvero a misura d’uomo, di oggi e di sempre. 
C’è anche chi, invece, preme per una conclusione drastica e violenta: da una parte o dall’altra, “mors tua vita mea”. Altri, e non sono pochi, si riuniscono per pregare o lo fanno in silenzio tante volte al giorno, e non solo alle 12 per il time-out per la pace lanciato dal Movimento dei Focolari, che si cerca anche qui di divulgare parlandone a conoscenti, amici, gente incontrata magari per caso, uomini di tutte le religioni.
«Viene da chiederci: ce la faremo a ottenerla? “Sarà fatto secondo la vostra fede”. Ancora oggi ce la mettiamo tutta per credere nel miracolo ma tu, Dio, aiutaci. Conferma e irrobustisci la nostra fede. Rendila incrollabile. La prova è sempre più dura da sostenere».
«Quanta menzogna in quel: “Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra)! imparato a scuola. Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».

http://www.cittanuova.it/c/425420/Diario_dalla_Siria13.html