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venerdì 19 aprile 2013

“Lancio un grido alla coscienza internazionale: interrompete la guerra!”




 Il patriarca maronita cardinale Béchara Raï rifiuta di schierarsi da una parte o dall'altra nel conflitto siriano, e invita i governi stranieri ad impegnarsi per una soluzione diplomatica. Esprime il suo auspicio di rafforzare i rapporti tra le diverse Chiese, ma anche con i musulmani, per opporsi al fondamentalismo.

Intervista al cardinale Béchara Raï*, a cura di François-Xavier Maigre

in “La Croix” del 15 aprile 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

Lei afferma che la primavera araba deve diventare una “primavera dell'uomo”. Che cosa
intende dire?
Noi viviamo con i musulmani in Medio Oriente da millequattrocento anni. Insieme abbiamo saputo trovare un modus vivendi. Abbiamo attraversato gioie e dolori, ma abbiamo portato avanti insieme questa società, con una certa complementarietà. I cristiani hanno esercitato una grande influenza sulla cultura e sulla vita sociale all'interno del mondo arabo, veicolando i valori della modernità.
Questo equilibrio oggi è minacciato: osserviamo un'ingerenza esterna che vorrebbe fomentare ad ogni costo la guerra, col pretesto di istituire la democrazia. Le riforme politiche, economiche e sociali sono una necessità in Siria e in tutto il mondo arabo. Ma non possono essere imposte
dall'esterno. La situazione attuale in Siria è disastrosa. Gruppi fondamentalisti uccidono e
distruggono, sostenuti dall'Oriente e dall'Occidente con le armi, il denaro, il sostegno politico.

Quale ruolo può svolgere l'Occidente nei confronti dei cristiani orientali?
Occorre sostenere moralmente e politicamente la presenza cristiana per arginare questa continua crescita verso l'integralismo. Se la “primavera araba”, la “primavera dell'uomo” perde influenza, aumenta la minaccia di vedere la maggioranza moderata dei musulmani passare dalla parte opposta.
I musulmani constatano che vi sono stati che sostengono i fondamentalisti. E poiché vogliono
vivere, per vivere rischiano di radicalizzarsi a loro volta. Questo rischio minaccia la pace mondiale.
Più precisamente rispetto alla Siria: chi parla di pace, viene accusato di sostenere il regime, come se non si volesse sentir parlare di dialogo. Le parole sono vaghe: alcuni parlano di soluzione politica, ma mai di negoziati! Lancio un grido alla coscienza internazionale: interrompete la guerra! Basta col commercio delle armi!

Il presidente Hollande le è sembrato più sensibile alla sua analisi di quanto non lo fosse stato
Nicolas Sarkozy?
Tendo a precisare che entrambe le visite sono state magnifiche. Purtroppo, sono state turbate. Anche questa volta, pur evitando di moltiplicare le dichiarazioni, qualcuno ha scritto cose false (1). Lo ripeto: i miei incontri con i due presidenti sono stati dello stesso livello, con la stessa chiarezza, la stessa preoccupazione e lo stesso linguaggio. Nicolas Sarkozy mi aveva ringraziato per la mia lettura geopolitica. Quanto a François Hollande, dopo l'incontro ufficiale, ha voluto che restassimo un quarto d'ora a quattr'occhi. Dopo otto secoli, l'amicizia tra la Francia e il Libano è sempre viva.

Quali sono i punti fondamentali del vertice dei responsabili religiosi del Medio Oriente di cui
lei ha annunciato la preparazione?
In due anni, abbiamo tenuto in Libano quattro vertici cristiano-islamici con i patriarchi, i vescovi cattolici, ortodossi, protestanti, e i capi sunniti, sciiti, drusi e alawiti. Il nostro obiettivo è di parlare ad una voce e di condannare la guerra. Si tratta anche di offrire un supporto morale ai cristiani e ai musulmani, di far sentire una lingua diversa da quella degli integralisti. Per questi motivi lavoriamo anche per organizzare un vertice dei capi di tutte le chiese d'Oriente. Ma la guerra complica questi preparativi.

Sette mesi dopo il viaggio di Benedetto XVI in Libano, l'esortazione apostolica ha portato dei
frutti nelle vostre comunità?
La sua visita ha dato molto coraggio sia ai cristiani che ai musulmani. Quanto all'esortazione
apostolica, ci siamo ritrovati con i patriarchi e i vescovi cattolici, ortodossi e protestanti della
regione per riflettere sulla sua applicazione. In seguito a quella visita, il papa ha avuto due iniziative forti: ha voluto che il patriarca maronita diventasse cardinale, e ha chiesto che fossero dei giovani libanesi a preparare le meditazioni per la Via crucis a Roma.

L'insistenza di papa Francesco a favore dei più poveri le sembra un segno positivo per i
cristiani d'Oriente?
Tutte le povertà sono nel cuore di papa Francesco. Gli ho inviato una lunga lettera che descrive la situazione in Medio Oriente, chiedendogli di intervenire, e lo ha già fatto per ben due volte. Il
nostro dovere, in quanto chiesa locale, è di informarlo. Sensibile alla miseria umana, che sia
materiale, spirituale, culturale, politica o sociale, è molto aperto nei confronti della nostra
situazione.

(1) Il patriarca ritiene che una giornalista aveva nuovamente deformato le sue affermazioni,
come nel 2011, dando l'impressione che egli sostenga il regime siriano, e creando una
polemica.
*Béchara Raï, un cardinale nella tormenta del mondo arabo
Nato nel 1940 a Hemlaya, a nord ovest di Beirut, Béchara Raï è ordinato prete della chiesa maronita nel 1967. Dal 1962 al 1975, il futuro cardinale studia a Roma, dove dirige per un certo periodo la sezione araba di Radio vaticana. Consacrato vescovo a 46 anni, diventa vicario patriarcale generale, prima di essere nominato, nel 1990, alla sede episcopale di Byblos, sulla costa mediterranea. Eletto 77° patriarca maronita nel marzo 2011, il successore del cardinale Sfeir assume le sue funzioni proprio nel momento in cui un vento di rivolta attraversa il mondo arabo. Sette mesi dopo la sua elezione, il patriarca Raï suscita una viva polemica in occasione della sua visita in Francia.
Interrogato sulla crisi siriana, non nasconde i suoi timori per il futuro dei cristiani in caso di caduta
del regime di Assad, provocando suo malgrado la reazione della maggior parte dei media. Creato
cardinale il 24 novembre 2012, si è imposto come personalità fondamentale in Libano e sulla scena
politica del Medio Oriente, dove la sua voce è ascoltata.

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201304/130415raimaigre.pdf