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domenica 2 novembre 2014

Costruire, non distruggere ...


Coordinamento Nazionale per la pace in Siria Editoriale, 16 ottobre 2014

Sempre e comunque distruzione. Questa sembra la sola azione, la sola risposta ai problemi che la nostra civiltà democratica riesce a trovare di fronte a situazioni fuori controllo. E chissà, poi, se sono veramente fuori controllo. C’è perlomeno il sospetto che forse questa distruzione qualcuno l’ha anche voluta e la vuole, sospetto più che lecito dato il giro di milioni e milioni di dollari che ruota da anni attorno a questa guerra.
Ma non tutti, noi no, questo abominio non lo vogliamo! Certamente no, se intendiamo per “noi” tutti coloro che si mettono di fronte alle notizie sulla 'guerra siriana' con il desiderio di capire cosa stia succedendo e cosa si possa fare.
Ma allora perché, perché mai accettiamo senza, letteralmente, insorgere di fronte a tutto questo? perché ci sentiamo rassicurati , o almeno convinti della necessità di rispondere alla violenza con altra violenza? perché riescono così facilmente a farci credere che armarsi, armare e intervenire è la soluzione giusta, l’unica possibile ?
Sembra che oggi l’unico motivo per alzare gli occhi al cielo sia per ricercarvi aerei e droni, i nuovi feticci dell’uomo tecnologico, gli ambasciatori della nostra democrazia, pronti a riaggiustare le ingiustizie, a portare libertà e sicurezza al mondo a suon di missili.

Si potrebbe obiettare che persino i cristiani- o almeno una parte di essi- gravemente minacciati in Iraq e altrove, hanno invocato l’intervento militare. Certo, si può capire: voi cosa avreste fatto, se vi foste trovati con una milizia di jihadisti all’entrata della vostra città? E’ normale chiedere l’intervento della forza, quando ci si trova con un coltello alla gola, i figli trucidati, le figlie minacciate nella dignità e nella vita…
Quello che non è normale è che in tutti questi anni, tanti ormai, non si è saputa trovare altra soluzione, altro intervento che 'fornire armi non letali ai ribelli moderati', e che tale rimanga tuttora la scelta reiterata: posizione del tutto assurda, anzi si dovrebbe dire ridicola, se non avesse portato con sé conseguenze così tragiche.
Non è normale che non siamo riusciti a creare nessuna vera possibilità di dialogo ( non le pagliacciate di assemblee che non rappresentavano nessuno, se non gli interessi privati di tante componenti),  non siamo riusciti a far sedere allo stesso tavolo le parti in causa. Non è normale aver contribuito ad attizzare l’odio confessionale, la divisione cruenta e la persecuzione, in un paese che volevamo liberare…Abbiamo distribuito armi e cellulari, “il meglio della nostra vita” !!
Riusciremo almeno ad ammettere che abbiamo sbagliato tutto, che non abbiamo capito nulla ?

Molte voci, anche nella chiesa, si sono alzate contro un intervento militare esterno ai paesi coinvolti (ed è da capire bene, non si tratta di stolido pacifismo, ma di rispetto delle popolazioni coinvolte, che hanno il diritto di decidere del loro destino).
Ma eccoli là, i cacciabombardieri dell’ultima coalizione. Da tre anni almeno aspettavano di potersi alzare sui cieli del Medio Oriente. Eccoli, pronti a intervenire, e a difendere anche noi dalla minaccia, perché -adesso le cose ci toccano più da vicino…rischiamo anche noi qualcosa- la jihad arriva in Europa!- meglio darsi da fare…
Credete davvero che si alzino per difendere le popolazioni locali del martoriato MedioOriente ? o per proteggere noi ? Molto più probabile che altri siano i veri motivi… Magari impedire all’Europa di acquistare gasolio a basso costo, diminuendo il vantaggio acquisito con lo shale gas. L’Europa se lo meriterebbe anche, perché piangere sui crimini dell’Isis e acquistarne il petrolio è peggio dello sciacallaggio. Ma il problema non è l’Europa, è quello che accade sui territori devastati. E sulle speranze devastate della gente locale .
Centinaia di raid senza ottenere granché, ed anzi permettendo all’Isis di avanzare verso la Turchia.. Non è un po’ strano ?
E, già che ci siamo, perché non terminare di distruggere le poche infrastrutture siriane ancora rimaste, colpendo qualche centrale elettrica, i silos del grano…
E si potrebbe continuare..,

Ma su questa strada sembra non si arrivi a nulla. Tante cose sono state dette, tante cose dimostrate, e non cambia nulla, chi dovrebbe ascoltare non ascolta, chi vuole capire viene depistato da una nuova falsa informazione.
Allora, lasciamo perdere tutto questo.
Ma facciamo qualcosa. Cosa? Procediamo ragionando.
 
  • Il contrario di distruggere è costruire. Ci sono già in atto progetti di ricostruzione, di scolarizzazione, di aiuto professionale o medico, altri ce ne saranno. Se decidiamo di aiutare, aiutiamo in questo senso. Contattiamo le persone e le iniziative giuste. Quelle che vogliamo, ma per favore verifichiamole di persona, informiamoci, rendiamoci conto di dove vanno a finire i nostri contributi e i nostri sforzi ! Non accontentiamoci di essere genericamente “buoni”, la posta in palio è grossa. E ci stanno usando per fini che non sono i nostri.
     
  •  Il contrario di sfruttare, è creare occasioni, opportunità. Creiamo un movimento internazionale di pressione perché si tolgano le sanzioni al popolo siriano. E’ inutile lamentarsi della corruzione, della quantità di giovani che aderiscono all’Isis, o di quelli che fuggono dalla Siria e dai paesi in guerra. Se non ci sono opportunità per il futuro, se non si può lavorare perché non ci sono le materie prime, se non si può vivere perché i prezzi imposti dalle varie mafie di guerra sono altissimi, come si fa a chiedere di restare in un paese, e restarci senza violenza e corruzione? #togliamolesanzionialpopolosiriano ? si potrebbe fare…
     
  • Il contrario di essere indifferenti è essere responsabili. Boicottiamo in qualche modo l’acquisto del petrolio dai violenti, e il traffico di armi. E che dire dei proventi dal narcotraffico jihadista, dalla rapina dei tesori archeologici , dai sequestri anche di occidentali? Occorre dire di più ? No, ma facciamolo. Almeno, chiediamolo a gran voce. Chiediamo conto alle nazioni dei loro interventi di politica estera.
     
  • Il contrario di manipolare è rendere libere le menti. Creiamo possibilità di scambi, di cultura, di crescita. “E’ impossibile, è un mondo in cui è difficilissimo entrare con progetti educativi..”. Ah, questa è proprio bella: forse era anche vero, prima, ma adesso sono entrati in Siria in modo clandestino milioni di dollari per la guerra, tonnellate di esplosivi, missili antiaerei, migliaia di jihadisti…E non riusciremo a trovare il modo di chiedere legittimamente al governo di far entrare progetti educativi ??
     
  • Il contrario di avere pregiudizi è conoscere, conoscersi. Si possono sprecare fiumi di inchiostro per dire se l’Islam è o no è violento alla sua radice. Ma il punto non è questo. Il punto è che ci sono musulmani non violenti. E’ mai possibile che non ci siano mezze misure : o una incredibile ingenuità di fronte al progetto di un islam politico (che altroché se esiste!) ,  o la paura irrazionale del diverso di fronte al credente musulmano o di un’altra fede? Ma la realtà è molto più sfumata, la vita è più ampia, la natura umana è più ricca..
Occorre avere gli occhi aperti, essere consapevoli che il potere, l'istigazione alla rivendicazione rabbiosa ( e la paura del nulla) spingono la vita di molti nostri contemporanei a compiere violenze e soprusi. Ma non dobbiamo diventare cinici, col cuore indurito di fronte alla vita: ci sono anche uomini e donne di tutte le fedi che vogliono convivere in pace, cercare il bene comune, costruire il loro futuro con speranza e non in perenne guerra gli uni con gli altri.
 Donne e uomini così ci sono. E fra questi possiamo sempre esserci anche noi. Se scegliamo di essere informati al di là delle apparenze e dei pregiudizi, impegnati nella ricerca del bene per tutti, veri nelle nostre convinzioni morali e religiose, disposti a chiederci sempre il senso di quello che pensiamo e viviamo. Insomma se non svendiamo il nostro essere uomini.
 
- Coordinamento Nazionale per la pace in Siria -

http://www.siriapax.org/?p=1790