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sabato 16 maggio 2015

Veglia di Pentecoste, sabato 23 maggio 2015, dedicata ai martiri nostri contemporanei: un contributo dalla Siria

«Esiste un legame forte che già ci unisce, al di là di ogni divisione: è la testimonianza dei cristiani, appartenenti a Chiese e tradizioni diverse, vittime di persecuzioni e violenze solo a causa della fede che professano».  Con queste parole il Santo Padre ha ricevuto i membri della Commissione internazionale anglicana-cattolica (30 aprile 2015). Si tratta solo dell’ultimo intervento del Papa in ordine alla tragedia di tanti cristiani e di tante persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati. 
Questa situazione ci interroga profondamente e deve spingerci ad unirci, in Italia e nel mondo, in un grande gesto di preghiera a Dio e di vicinanza con questi nostri fratelli e sorelle. Imploriamo il Signore, inchiniamoci davanti al martirio di persone innocenti, rompiamo il muro dell'indifferenza e del cinismo, lontano da ogni strumentalizzazione ideologica o confessionale.Da qui la proposta di dedicare, in Italia e in tutte le comunità del mondo che vorranno aderire, la prossima Veglia di Pentecoste, sabato 23 maggio 2015, ai martiri nostri contemporanei. 
A questo scopo si sta inoltre lavorando ad un progetto di diffusione - attraverso i social media - di testimonianze e storie, dai diversi paesi: racconti di fede e di amore estremo, eventi di condivisione, fatti di carità. Sono moltissimi i cristiani e gli uomini di ogni confessione capaci di testimoniare l’amore a prezzo della vita. Tale testimonianza non può passare sotto silenzio perché costituisce per tutti una ragione di incoraggiamento al bene e di resistenza al male.                                                                   
 La Presidenza della CEI


“Dobbiamo perdonare, questo infatti è il prezzo per la pace!” 





Omelia di Padre Daniel Maes, nella celebrazione dei suoi 50 anni di sacerdozio, il 23 aprile 2015


"Nel Vangelo (Luca 22, 31-38) Gesù avverte i discepoli che la battaglia sta arrivando. Satana metterà alla prova i seguaci di Gesù e li percuoterà. Pietro è audace e dice che sicuramente non mollerà. Ma Gesù gli dice: "Io ti dico, Pietro: il gallo non canterà prima che tu mi abbia rinnegato tre volte.” Quando, infatti, Pietro aveva negato Gesù per la terza volta, scoppia a piangere. Questo lo porta alla realtà e sarà la strada per il perdono e per la sua liberazione. Inoltre, nel Vangelo Gesù mostra la differenza tra l'inizio della sua vita pubblica e il periodo seguente. All’inizio c’era un periodo beato di predicazioni in Galilea. Una moltitudine di gente lo seguiva e lo cercava. Gesù guariva molti malati, esorcizzava spiriti immondi ed era molto stimato. Anche gli apostoli godevano della sua fama. Ora Gesù predica ai suoi apostoli che dovranno affrontare una dura battaglia, per la quale devono prepararsi. Gesù dice loro: "Ora chi ha una borsa se la porti con sé, e anche una bisaccia. E chi non possiede queste cose, deve vendere il suo mantello e procurarsi una spada. Ci sarà da combattere.” Immediatamente gli apostoli tirano fuori due spade, ma Gesù fa riferimento qui a una lotta spirituale, senza la forza delle armi. Gesù risponde: “Basta."

C'è un grande pericolo anche per noi, come per Pietro che pensava che questi tempi probabilmente non sarebbero arrivati e che sarebbero stati capaci di resistere. Invece è meglio prendere l’ avvertimento di Gesù molto seriamente. Siamo infatti entrati nella battaglia finale decisiva in cui due superpotenze si trovano una di fronte all'altra. Mi riferisco all'immagine di Giovanni, dal libro dell'Apocalisse, capitolo 13: la Bestia contro l'Agnello. Da un lato c’è il regno di Satana, dove sono le tenebre e le menzogne. Questo impero ha i suoi complici dappertutto. E dall’altra parte c'è il regno di Dio, cioè il regno di Cristo, l'Agnello di Dio, che ha anche seguaci in tutto il mondo. Paolo dice: “La nostra lotta non è contro sangue e carne ma contro i poteri di queste tenebre”. E Giovanni scrive nella sua prima lettera: “chi vuole amare e seguire il mondo, non possiede l'amore del Padre. O ci attacchiamo al mondo con tutto il suo potere, beni e onori, che sono tutte cose passeggere, o scegliamo consapevolmente Dio in Cristo e il suo regno, l'unica cosa che rimane. Il risultato finale è certo. Alla fine Cristo sarà il Vincitore. Prima ci sarà un grande combattimento al quale dobbiamo prepararci.”


Tutta l'umanità è testimone e nello stesso tempo anche vittima della stessa lotta tra il bene e il male. Nel Medio Oriente e in Siria, le potenze occidentali e i loro alleati – in modo concorde- combattono ferocemente per impossessarsi delle enormi risorse energetiche di questo paese con la sua posizione centrale. Per la popolazione Siriana, che rimane molto unita, questa guerra è un calvario doloroso. Ma qui, in Occidente stesso, sta infuriando anche una pesante battaglia per la distruzione dei valori cristiani e anche umani. Forse questa battaglia è perfino peggiore che quella in atto in Medio Oriente.
Si tratta di una battaglia contro la dignità dell'uomo, cioè un processo di disumanizzazione. Si tratta di un’alienazione multipla, che vuole separare l'uomo da Dio, dalla sua cultura e dal suo paese, dalla sua famiglia e da se stesso. Voglio presentare tre di questi movimenti in breve.


La prima e la più importante battaglia è la lotta diretta contro Dio. Forze oscure vogliono tagliare il legame tra l'uomo e Dio. Dove si toglie Dio, non c’è più gioia per l’uomo. Dove più nulla è sacro, non c'è più niente di sicuro. In tutto il mondo, la fede cristiana è la più combattuta. Ora ci sono più martiri cristiani che mai: i cristiani sono perseguitati, espulsi o uccisi. Il cristianesimo mesopotamico di 2000 anni è quasi sterminato. Se continua così, tra poco possiamo celebrare l’ultimo martire cristiano iracheno. Nella Siria stanno cercando di fare la stessa cosa. L'obiettivo finale è di espellere o sterminare tutti i cristiani dei paesi che formarono la culla della fede cristiana. Alla fine di tutto, quando le radici dell'albero (cristianesimo in Medio Oriente) saranno tagliate, l'albero (in Occidente) appassirà automaticamente.

Ma i cristiani pongono una resistenza coraggiosa. In Ma’aloula, la città cristiana – a 40 km da noi – dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù, sono arrivati i ribelli e hanno preso in ostaggio alcuni giovani. Hanno puntato una pistola contro le loro gole e hanno loro ordinato di diventare musulmani. Il primo ragazzo ha risposto: "Sono cristiano, sono nato cristiano e morirò come cristiano." Gli hanno sparato insieme con i suoi cugini. Ora, essi sono venerati come martiri. Prima di partire per il Belgio, ho incontrato un cristiano di Ma’aloula che mi ha raccontato che già la metà delle famiglie è ritornata a Ma’aloula, nonostante la grande distruzione. E ci sono anche musulmani che danno un esempio di un comportamento veramente cristiano. Un giorno, Fawad, figlio unico di una famiglia musulmana di Homs non tornava dall'università. I genitori si resero conto, dopo averlo cercato in modo frenetico, che il loro figlio era stato rapito. Dopo mesi di trepidante attesa, hanno ricevuto una telefonata: "Vuoi rivedere tuo figlio?" I genitori hanno risposto di far di tutto. Il giorno dopo, alle 8 del mattino hanno suonato alla porta d'ingresso e una macchina è partita a tutta velocità. Davanti alla porta c’era un sacco di plastica con il corpo del figlio, tagliato in pezzi. Il padre ha testimoniato che in quel momento si accendeva in lui una tale rabbia che voleva impugnare un coltello per ammazzare tutti. Dopo è ritornato in sè. In una riunione di riconciliazione, la Mussalaha, a Homs, questo padre ha detto di aver perdonato gli assassini di suo figlio e ha anche aggiunto : “dobbiamo perdonare, questo infatti è il prezzo per la pace!” Ecco, qui c’è un musulmano, un sunnita che ha capito l'essenza della fede cristiana e la mette in pratica.

L'Europa ha cancellato le radici cristiane dalla sua Costituzione, anche se la sua grandezza è fondata quasi esclusivamente sulla fede giudeo-cristiana. La battaglia attuale in Occidente si concentra ora contro tutto il segno restante della fede cristiana. Il nostro compito sarà di testimoniare e vivere con orgoglio la ricchezza della nostra fede cristiana. Di fronte alla rimozione dei crocefissi e alla demolizione di edifici ecclesiastici, dobbiamo contrapporre un rinnovamento interiore della fede, aumentare la nostra devozione al Padre e Creatore, a Gesù il Salvatore e allo Spirito Santo, il Santificatore. Rinnoviamo anche il nostro amore per la Chiesa, che ha visto nascere tutte le istituzioni e i paesi europei e che vedrà anche la loro fine. La Chiesa stessa è umana e divina allo stesso tempo. La Chiesa ci dà la Parola di Dio, e i Sacramenti che ricreano e la guida necessaria. La Chiesa muore insieme con ogni cultura in cui è cresciuta, ma la Chiesa è l'unica realtà che si rialza sempre, perché porta in sè il germe indistruttibile del Regno di Dio sulla terra. In breve, quest’attacco mondiale, in particolare contro la fede cristiana e contro la Chiesa di Gesù Cristo, è una sfida per noi per diventare cristiani più autentici e più ferventi.

Un secondo attacco riguarda la famiglia. A livello globale, c’è una distruzione graduale e sistematica della famiglia. La sessualità è diventata una cosa banale, solo per il piacere personale, staccato da qualsiasi responsabilità. I matrimoni sono ridotti a un vivere in modo libero e in tutte le combinazioni possibili. Le famiglie si disgregano, c'è una proliferazione di tecniche di fertilità che sono disumanizzanti e ci sono manipolazioni con embrioni. Nel frattempo viviamo un invecchiamento drammatico della popolazione e un’implosione demografica. Sono felice e grato per le varie famiglie, rappresentate qui, che per mezzo secolo lavorano instancabilmente per la conservazione o per la ristrutturazione della famiglia cristiana. La famiglia cristiana, dopo tutto, presenta tutti i valori umani e cristiani per risolvere i grandi problemi del nostro tempo. La famiglia è il nucleo protettivo per poter resistere alla distruzione di tutti i valori umani e cristiani. Nella famiglia si concentra, infatti, la nostra lotta principale: motivare i giovani e aiutarli per poter creare una famiglia stabile e felice, dove i bambini possono imparare la fede, la sicurezza, l’amore e l'impegno generoso.

Infine c’è una lotta globale contro la dignità della persona umana stessa. Vogliono distruggere l’uomo nella sua più profonda identità come uomo o donna e come ragazzo o ragazza. Vogliono con forza ridurre l’uomo a un genere neutro, un “gender”, fuori da ogni realtà. E’ una follia, che riduce l’uomo a un individuo neutro e senza volontà,  programmato per fare nient'altro che piacere a se stesso, consumare e divertirsi. Siamo quasi costretti a negare la ricchezza della differenza tra uomini e donne e a dichiarare apertamente che gli uomini e le donne sono completamente identici. E’ vero, gli uomini e le donne sono uguali in dignità, ma nello stesso tempo l’uomo e la donna sono anche fondamentalmente diversi ed esattamente questa è la ricchezza della società, com’era l’intenzione di Dio. Le donne possono partorire figli e gli uomini no. Le donne portano una più grande responsabilità, impegni ed anche gioie nella procreazione e nell’educazione dei figli. Ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio, giustamente per poter partecipare un giorno alla felicità eterna di Dio. Siamo tutti equivalenti, ma allo stesso tempo siamo tutti diversi.




La guerra contro la Siria ci ha fatto apprezzare in modo migliore il valore insostituibile della fede cristiana. Gesù stesso, come Agnello innocente e come il Santo di Dio ha subito in tutta libertà e solo per amore la terribile morte di crocefissione. Gesù era dalla parte delle vittime innocenti. In lui sono rappresentate tutte le vittime innocenti, dalla creazione del mondo fino alla fine dei tempi. E Gesù è risorto. Anche per noi, solo attraverso la sofferenza e la morte si può partecipare alla risurrezione. Inoltre, nessuna sofferenza e morte è mai senza la speranza della risurrezione. In ogni notte buia c'è sempre da qualche parte una stella luminosa. Nella guerra più orribile ci sono sempre santi ed eroi accanto ai criminali. E noi li troviamo anche tra i musulmani intorno a noi. Fino adesso, insieme a famiglie musulmane, siamo sopravvissuti alla guerra in modo più che miracoloso. Quando celebriamo l'Eucaristia nel convento, ci sono spesso musulmani presenti. Anche loro ascoltano e pregano, e talvolta fanno la prima lettura, e al momento della comunione vengono avanti per chiedere la benedizione. I poteri delle tenebre sono ovunque, ma anche il regno di Dio è sorprendentemente attivo, anche in modo inaspettato. E, infatti, questa è la nostra speranza indistruttibile. Quando Gesù annuncia guerre, disastri e atrocità per l’umanità, dice: "Quando vedrete che accade tutto questo, alzate i vostri capi, perché la vostra salvezza è vicina!" .  
Gesù ci chiama a essere vigilanti. Allora, dimostriamo che siamo degni di vivere la nostra vita con tutte le sue difficoltà, lotte e sofferenze. Qui ognuno di noi ha la sua insostituibile missione. Ringraziamo in questa Eucaristia Dio in Cristo e chiediamo a Lui di darci la forza per compiere la nostra missione fino alla fine, solo per l’onore e la gloria di Dio e per la salvezza degli altri, e questo sarà anche la nostra gioia. 

(traduzione di A. Wilking)