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mercoledì 5 agosto 2015

Gli Usa colpiscono Assad oltre che i jihadisti


 di Gianandrea Gaiani
 LA BUSSOLA, 05-08-2015

L’ambiguità dilaga nella guerra, sempre più da barzelletta, della Coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. A dieci giorni dall’intervento militare turco contro lo Stato Islamico ma soprattutto contro i curdi che dei jihadisti sono acerrimi nemici, anche gli Stati Uniti avviano una nuova campagna aerea che non può non suscitare perplessità.

Dopo i reiterati attacchi condotti dai miliziani qaedisti del Fronte al-Nusra (un tempo rivali dell’Isis ma che oggi collaborano in diverse zone del fronte con gli uomini del Califfo) contro i miliziani siriani “moderati” del movimento “Nuova Siria”  addestrati dai consiglieri militari americani in Turchia, il Pentagono ha minacciato di attaccare i qaedisti ma pure i reparti governativi siriani che combattono accanitamente contro al-Nusra e le altre milizie islamiste. Il 31 luglio sarebbe stata lanciata quella che il portavoce Bill Urban ha definito  “la prima di una serie di incursioni” contro i qaedisti. L’amministrazione Obama ha annunciato “misure addizionali” per difendere le forze filo-americane sul terreno e ha lanciato un monito al regime di Assad affinché “non interferisca”. 

Di recente gli Stati Uniti hanno addestrato ed equipaggiato un gruppo di poche decine di miliziani (dovevano essere 3/5mila quest’anno ma non hanno trovato molti volontari) per combattere le milizie jihadiste dello Stato islamico ma pure il governo del presidente Bashar al Assad. Come le residue forze laiche rimaste nel conflitto civile siriano, anche la “Nuova Siria” non ha alcun peso militare né nelle operazioni contro l’Isis né in quelle contro Damasco. Del resto è difficile comprendere come poche decine di uomini  appena addestrasti possano combattere al tempo stesso contro l’Isis e contro i suoi nemici. Paradossale poi che ad attaccare i miliziani “moderati” non siano le forze dello Stato Islamico ma i qaedisti di al-Nusra ormai “sdoganati” nell’alleanza Esercito della Conquista  che riunisce anche salafiti e fratelli musulmani. Movimento molto forte nell’area settentrionale di Idlib che gode dell’appoggio finanziario e militare di Arabia Saudita, Qatar e Turchia, cioè degli alleati degli USA.

Una conferma ulteriore di come l’ampio fronte di movimenti che combatte Assad sia composto ormai esclusivamente da milizie jihadiste che non tollerano la presenza di forze laiche. E se oggi l’Esercito della Conquista non si mischia con l’ISIS è solo per una questione di opportunità anche se l’intesa con il Califfato contro il regime di Damasco sembra essere ben oliata. Il 2 agosto il Fronte al-Nusra ha pubblicato un video in cui appaiono alcuni membri delle milizie ribelli siriane addestrati dagli Stati Uniti catturati nei pressi di Aleppo. Nel filmato, pubblicato ieri su Youtube, il gruppo terrorista che rappresenta al Qaeda in Siria, ha precisato che i guerriglieri sono stati catturati per la loro collaborazione con le forze della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico responsabile di diversi attacchi anche contro il Fronte al Nusra.

Vale la pena ricordare infatti che all’avvio delle operazioni aeree della Coalizione in Siria, il 23 settembre scorso, i primi raid aerei statunitensi presero di mira anche il Fronte al-Nusra uccidendo, a quanto risultò all’epoca, una cinquantina di miliziani inclusi alcuni comandanti. Nel video compaiono cinque uomini in piedi con la mani dietro la testa e sorvegliati da due uomini armati. Uno dei prigionieri afferma di essere stato arruolato dagli Stati Uniti e di essere stato addestrato in Turchia. Uno degli uomini di al-Nusra dichiara nel video che la cattura dei guerriglieri è un modo “per indebolire la mano dell’Occidente e degli Stati Uniti in Siria”, sottolineando la loro provata cooperazione con le forze della coalizione per individuare le posizioni e movimenti del Fronte al Nusra.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, aveva diffuso il 30 luglio un comunicato secondo cui il Fronte al Nusra aveva sequestrato nella campagna a nord di Aleppo il colonnello Nadimal Hassan, leader del “Gruppo 30” dell’esercito libero, a capo della prima unità di combattenti addestrati ed equipaggiati dagli Stati Uniti composta da appena 54 uomini. Il Pentagono ha dapprima negato la cattura di elementi ribelli addestrati in Turchia ma ieri al Nusra ha annunciato la  cattura di altri cinque guerriglieri siriani addestrati dagli Stati Uniti. Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani (Ong vicina ai ribelli e con sede a Londra) negli scontri tra “Nuova Siria” e al Nusra i filo-americani avrebbero registrato almeno un caduto (dieci secondo altre fonti) mentre i prigionieri in mano ai qaedisti sarebbero 13, in parte catturati nel campo profughi di Qah, a ridosso del confine turco dove i filo-americani si sarebbero rifugiati.

Di fatto solo i raid aerei Usa hanno impedito che il “Gruppo 30” venisse annientato dai qaedisti, valutazione che da sola dovrebbe sconsigliare Washington dall’allargare la minaccia di attacchi alle forze di Damasco, le uniche in grado di sconfiggere al-Nusra e le altre milizie jihadiste. Lunedì infatti le forze speciali di Assad  hanno riconquistato la località strategica di Tal Hamki, situata a nord-est della pianura di al-Ghaab, vicino al governatorato nord occidentale di Latakia sconfiggendo le forze di al-Nusra. Invece di aiutare le truppe di Damasco, gli Stati Uniti minacciano di prenderle di mira continuando a perseguire una strategia che sarebbe folle se l’obiettivo fosse distruggere i jihadisti ma che al contrario risulta ”lungimirante” se lo scopo reale è seminare caos e destabilizzazione in tutta la regione. Non a caso la Russia, alleata di Damasco, preme invece per allargare la Coalizione internazionale anti-Isis anche al governo siriano con una proposta formale presentata a sauditi e statunitensi che non sembrano però avere nessuna intenzione di accoglierla, perseguendo l’assurdo principio che lo Stato Islamico si sconfigge più facilmente se cade Bashar Assad.

Secondo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, la nuova campagna aerea statunitense in appoggio ai ribelli cosiddetti "moderati" finirà per "complicare ancora di più la lotta al terrorismo". 
Del resto quale approccio abbiano gli anglo-americani rispetto al conflitto mediorientale è stato ben illustrato ieri dal ministro britannico della Difesa, Michael Fallon, che in visita in Iraq ha dichiarato che gli attacchi contro le milizie dell'Isis si protrarranno sino al 2017. Londra e Washington vogliono quindi tirarla per le lunghe favorendo l’allargamento del conflitto ma, ovviamente senza esporsi troppo. Fallon infatti ha precisato che si tratterà solo di raid aerei perché “non c'è bisogno dell'intervento delle forze di terra britanniche".