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lunedì 1 agosto 2016

Da Aleppo a Cracovia: la testimonianza di Rand ai giovani della GMG




"Ciao. Il mio nome è Rand Mittri. Ho 26 anni, e  sono una laureata del Collegio di Scienze Naturali in Siria. Attualmente sto lavorando in un master presso l'Università di Aleppo, sempre in Siria. Sono con il Centro Salesiano Don Bosco  di Aleppo. Come forse sapete, la nostra città è stata distrutta, rovinata, e spezzata. Il significato nelle nostre vite è stato annullato. Siamo la città dimenticata.

Sono venuta qui per vedervi con 21 dei miei compagni che rappresentano i salesiani di tutto il Medio Oriente, tra cui la Siria, il Libano e l'Egitto. Con noi è Padre Simon, il leader della comunità salesiana. Ringraziamo Dio per essere con voi tutti qui.

Può essere difficile per molti di voi conoscere e capire l'intera gamma di ciò che sta accadendo nel mio amato paese, la Siria. Sarà molto difficile per me condividere con voi una vita di dolore  in poche frasi. Il dolore che è nel nostro cuore è troppo grande per esprimerlo a parole, ma cercherò di condividere alcuni aspetti della nostra realtà con voi, i nostri compagni di fede.

Ogni giorno viviamo vite che sono circondate da morte. Ma, come voi, chiudiamo le nostre porte dietro di noi quando ogni mattina partiamo per il lavoro o la scuola. E' in quel momento che ci assale la paura che non torneremo a trovare le nostre case e le nostre famiglie, come li abbiamo lasciati. Forse  saremo uccisi quel giorno. O forse le nostre famiglie lo saranno. E' una sensazione difficile e dolorosa  sapere che si è circondati da morte e uccisione, e non c'è modo di fuggire; nessuno ad aiutare.

Dio, dove sei? Perché ci hai abbandonato? Tu esisti ancora? Perché non hai pietà di noi? Non sei tu il Dio dell'amore? Passiamo diversi minuti ogni giorno ponendo queste domande. Non ho una risposta.

E' possibile che questa è la fine, e che siamo nati per morire nel dolore? Oppure  siamo nati per vivere, e  vivere la vita al massimo? La mia esperienza in questa guerra è stata veramente dura e difficile. Ma mi ha indotto a maturare e crescere prima del mio tempo, e a vedere le cose in una prospettiva diversa.

Io servo presso il Centro Don Bosco di Aleppo. Il nostro centro accoglie più di 700 giovani uomini e donne che vengono nella speranza di vedere un sorriso e sentire una parola di incoraggiamento. Essi sono anche alla ricerca di qualcosa che  altrimenti manca nella loro vita: il tratto umanitario genuino. Ma è molto difficile per me dare la gioia e la fede agli altri, mentre io stessa sono un fallimento di queste cose nella mia vita.

Abbiamo perso molte persone al nostro Centro in questa guerra. Jack, un ragazzo di 13 anni è morto in attesa di un autobus che lo portava a partecipare a una lezione di catechismo e a giocare con i suoi amici. Purtroppo, l'amarezza della guerra e l'odio nel cuore degli uomini hanno ucciso questo ragazzo. Anwar e Michelle ci hanno lasciato la sera, e ci aspettavamo di vederli il giorno dopo di nuovo al Centro. Ma purtroppo il loro sonno quella notte è diventata eterna perchè la loro casa è stata distrutta ed è crollata su di loro, e si sono uniti agli angeli in cielo. Morti sono i miei amici Nour, Antoine, William, e molti altri giovani uomini e donne che potevano essere migliori solo per aver osato avere fede nell'umanità. Sono tutti  martiri in questa sanguinosa guerra irragionevole che ha distrutto le nostre anime, i sogni e le speranze. La distruzione della vita umana è infinitamente maggiore perdita rispetto alla demolizione di mattoni e pietre.

A dispetto di tutto questo dolore, la mia vita e la vita dei miei amici nella chiesa ha continuato ad essere  vita di servizio e di dare gioia ai bambini e ai giovani della nostra città. Seguiamo le orme di Don Bosco, che ha aumentato la sua gioia di due volte in risposta all'accrescersi del dolore. Vediamo la presenza di Dio in un bambino che aiuta a attingere l'acqua. Vediamo Dio in coloro che lavorano per salvare gli altri in pericolo. Vediamo Dio in genitori che non si arrendono fino a quando non sono in grado di portare il cibo ai loro figli.

Attraverso la mia esile esperienza di vita, ho imparato che la mia fede in Cristo sovrasta le circostanze della vita. Questa verità non è condizionata dal vivere una vita di pace che sia priva di difficoltà. Sempre di più, credo che Dio esiste, nonostante tutto il nostro dolore. Credo che a volte attraverso il nostro dolore, Egli ci insegna il vero significato dell'amore. La mia fede in Cristo è la ragione della mia gioia e  speranza. Nessuno sarà mai in grado di rubare la vera gioia da me. Alla fine, chiedo al Signore Risorto di concedere a me, a tutti coloro che vivono in Siria, e alla gente di tutto il mondo, la grazia di mostrare il tocco della misericordia e di piantare gioia  nel cuore di ogni triste e abbandonata persona ferita. Questo è il messaggio per ogni cristiano sulla faccia della terra.


Vi ringrazio tutti e caldamente vi chiedo di pregare per il mio amato paese, la Siria.

Saluto a Papa Francesco del salesiano don Pier Jabloyan e della gioventù di Aleppo: non potendo partecipare si sono uniti alla GMG di Cracovia in un grande incontro dal titolo "muovi il cuore"