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domenica 9 maggio 2021

Appello per la pace a Gerusalemme tra gli scontri in corso

AGGIORNAMENTO 10 MAGGIO : 

Dichiarazione dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme sulle recenti violenze a Gerusalemme 

Con tutti i Capi delle Chiese, siamo “profondamente scoraggiati e preoccupati per i recenti episodi di violenza a Gerusalemme Est, sia alla Moschea di Al Aqsa che a Sheikh Jarrah, che violano la santità del popolo di Gerusalemme e quella di Gerusalemme come Città della Pace," e richiedono un intervento urgente.
La violenza usata contro i fedeli mina la loro sicurezza e il loro diritto di avere accesso ai Luoghi Santi e di pregare liberamente. Lo sgombero forzato dei palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah è un'altra inaccettabile violazione dei diritti umani fondamentali, quello del diritto a una casa. È una questione di giustizia per gli abitanti della città vivere, pregare e lavorare, ciascuno secondo la propria dignità; una dignità conferita all'umanità da Dio stesso.
Per quanto riguarda la situazione di Sheikh Jarrah, facciamo eco alle parole dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani che ha affermato che lo stato di diritto viene "applicato in modo intrinsecamente discriminatorio". Questo è diventato uno dei punti più critici delle crescenti tensioni a Gerusalemme in generale. L’episodio in questione non riguarda una controversia immobiliare tra privati. È piuttosto un tentativo ispirato da un'ideologia estremista che nega il diritto di esistere a chi abita nella propria casa.
Di particolare significato è anche il diritto di accesso ai Luoghi Santi. Ai fedeli palestinesi è stato negato l'accesso alla moschea di Al Aqsa durante questo mese di Ramadan. Queste manifestazioni di forza feriscono lo spirito e l'anima della Città Santa, la cui vocazione è quella di essere aperta e accogliente; di essere una casa per tutti i credenti, con pari diritti, dignità e doveri.
La posizione storica delle Chiese di Gerusalemme è chiara circa la denuncia di ogni tentativo inteso a rendere Gerusalemme una città esclusiva per chiunque. Questa è una città sacra alle tre religioni monoteiste e, sulla base del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, anche una città in cui il popolo palestinese, composto da cristiani e musulmani, ha lo stesso diritto di costruirsi un futuro basato sulla libertà, l'uguaglianza e la pace. Chiediamo pertanto un assoluto rispetto dello status quo di tutti i Luoghi Santi, compreso il complesso della moschea di Al-Aqsa.
L'autorità che controlla la città dovrebbe proteggere il carattere speciale di Gerusalemme, chiamata ad essere il cuore delle fedi abramitiche, un luogo di preghiera e di incontro, aperto a tutti e dove tutti i credenti e i cittadini, di ogni fede e appartenenza, possono sentirsi a “casa”, protetti e sicuri.
La nostra Chiesa è stata chiara sul fatto che la pace richiede giustizia. Nella misura in cui i diritti di tutti, israeliani e palestinesi, non saranno sostenuti e rispettati, non ci sarà giustizia e quindi nessuna pace nella città. È nostro dovere non ignorare l'ingiustizia né alcuna aggressione contro la dignità umana, indipendentemente da chi le commette.
Chiediamo alla Comunità Internazionale, alle Chiese e a tutte le persone di buona volontà di intervenire per porre fine a queste azioni provocatorie e di continuare a pregare per la pace di Gerusalemme. Ci uniamo in preghiera con l'intenzione del Santo Padre Papa Francesco che "l'identità multireligiosa e multiculturale della Città Santa possa essere rispettata e che la fraternità possa prevalere".


Papa Francesco all'Angelus di oggi ha espresso parole di particolare preoccupazione per l'escalation di tensione nella Città Santa:

"Cari fratelli e sorelle!

Seguo con particolare preoccupazione gli eventi che stanno accadendo a Gerusalemme. Prego affinché essa sia luogo di incontro e non di scontri violenti, luogo di preghiera e di pace. Invito tutti a cercare soluzioni condivise affinché l’identità multireligiosa e multiculturale della Città Santa sia rispettata e possa prevalere la fratellanza. La violenza genera solo violenza. Basta con gli scontri."


Il Consiglio Mondiale delle Chiese sollecita il rispetto dello status quo dei luoghi santi a Gerusalemme


Il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) condanna le violenze nel complesso della Moschea di Al-Aqsa durante la notte di venerdì 7 maggio, in cui più di 200 persone sarebbero state ferite. Reagendo alla notizia, il segretario generale del WCC, Rev. Prof. Ioan Sauca, ha invitato Israele a rispettare lo status quo dei siti sacri nella Città Vecchia di Gerusalemme, nell'interesse della pace e della stabilità. Chiediamo anche a tutti di astenersi da ulteriori violenze e da azioni provocatorie e destabilizzanti". 

Questi eventi segnano l'ultima escalation nel crescente disordine per l'aumento della violenza e delle restrizioni delle forze di sicurezza intorno alla Città Vecchia. Inoltre, i recenti e futuri sfratti minacciati di famiglie palestinesi dalle loro proprietà rivendicate da gruppi di coloni ebrei nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme Est hanno anche contribuito a questa escalation.
 
Attraverso il suo Programma di Accompagnamento Ecumenico in Israele e Palestina (EAPPI), il WCC ha accompagnato e fornito presenza protettiva alla comunità palestinese di Sheikh Jarrah dal 2008, partecipando anche alle udienze in tribunale a sostegno delle famiglie minacciate di sfratto.

"Come ha osservato l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, le leggi su cui si basano le rivendicazioni dei gruppi di coloni sono applicate in modo intrinsecamente discriminatorio, a scapito dei palestinesi che in molti casi hanno vissuto nelle loro case per generazioni", ha detto il direttore del WCC per gli affari internazionali Peter Prove.

"A nome della comunione ecumenica globale delle chiese, esprimo il nostro profondo dolore per la situazione delle famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah", ha detto Sauca, "e per i disordini e le violenze che ne sono seguiti". 
La risposta adeguata, ha detto, "non deve essere più violenza, ma compassione e giustizia per il popolo palestinese colpito da questa situazione iniqua e ingiusta".

domenica 28 giugno 2020

Papa Francesco alla recita dell’Angelus ricorda la fame in Siria e in Libano


Cari fratelli e sorelle,

martedì prossimo, 30 giugno, si terrà la quarta Conferenza dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite per “sostenere il futuro della Siria e della regione”. Preghiamo per questo importante incontro, perché possa migliorare la drammatica situazione del popolo siriano e dei popoli vicini, in particolare del Libano, nel contesto di gravi crisi socio-politiche ed economiche che la pandemia ha reso ancora più difficili. Pensate che ci sono bambini con la fame, che non hanno da mangiare. 
Per favore, che i dirigenti siano capaci di fare la pace!


Invito a pregare anche per la popolazione dello Yemen, in modo speciale per i bambini, che soffrono a causa della gravissima crisi umanitaria. Come pure per quanti sono stati colpiti dalle forti alluvioni nell’Ucraina occidentale: possano sperimentare il conforto del Signore e il soccorso dei fratelli.

martedì 23 luglio 2019

Nuovo appello del Papa: “Che si affretti la pacificazione della Siria!”. Confermiamo: per Idlib, per Aleppo, per la Siria tutta!

In un comunicato apparso sul sito del Patriarcato Melkita, sua Beatitudine il Patriarca Joseph Al-Absi esprime il suo gradimento circa la visita del Cardinale Turkson, accompagnato da S.E. Nunzio Zenari, al popolo siriano e alla leadership siriana: “con un messaggio di amore e pace trasmesso al popolo siriano e alla leadership siriana, ha iniziato la sua visita in un incontro con il presidente siriano Bashar al-Assad e ha trasmesso un messaggio di Sua Santità che esprimeva il suo sostegno alla Siria”.

OraproSiria, con i religiosi siriani, accoglie con speranza l'intervento del Papa: l'appello alla pace è sempre importante, soprattutto aiuta a non dimenticare il dramma di un popolo in guerra.  Ma è importante sottolineare anche la risposta che lo Stato siriano ha dato a questa interpellanza: se si vuole la pace, occorre che chi arma il conflitto dall'esterno venga messo alle strette, sia fatto oggetto di pressione internazionale da chi può..   E, aggiungiamo noi, che si smetta di celebrare come eroi persone che hanno compiuto stragi indossando e sdoganando in Occidente un elmetto bianco come fossero un gruppo di angeli della salvezza, quando sono una organizzazione terroristica..  Occorre ricordare anche le vittime che ancora i terroristi di Idleb continuano a mietere, come ci ricordano le testimonianze qui sotto.

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, occhiali e primo piano
Susanne Der Karkour, 61 anni,
insegnante cristiana,
violata per 9 ore,
 assassinata e lapidata
dai jihadisti di Idlib

Padre Firas, francescano, da Aleppo ribadisce a Radio VaticanaNon dimenticare i cristiani di Idlib

"A Idlib la crisi umanitaria è più grave che altrove per quanto riguarda i cristiani in quanto i jihadisti li hanno cacciati da casa, li hanno uccisi. L’ultimo episodio è accaduto una settimana fa: una professoressa cristiana è stata violentata e alla fine lapidata. "La situazione è davvero preoccupante” afferma padre Lutfi."

(ascolta qui l'appello audio)

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Da Aleppo, il volontario Pierre le Corf, comunica brevemente il drammatico bombardamento accaduto nella giornata di ieri:


Ho smesso di pubblicare, ho provato a staccare, ma tutto non fa altro che ricominciare sempre peggio... Gli attacchi si moltiplicano, le persone muoiono e a decine sono feriti, i terroristi hanno fabbricato missili grad e munizioni che aumentano le loro capacità di gittata...
Ieri nella strada in cui ero, un'ora dopo è stato un massacro... La piccola Nawal ha avuto la gamba strappata da un proiettile; ieri altri non hanno nemmeno avuto questa chanche...
Nel frattempo in Europa, i grandi titoli su un cosiddetto portiere di calcio cantante della rivolta o un eroe dei caschi bianchi che difendono "la libertà" uccisi nei bombardamenti dell'aviazione... 
La loro storia indorata all'oro puro, darebbe quasi pure a me lacrime agli occhi se non sapessi che uno faceva parte di al-Nusra e l'altro dell'ISIS, con tanto di foto e video a sostegno...
Tutto ricomincia come fu per Aleppo, le bugie e le manipolazioni... E intanto dove sono i grossi titoli su tutti i bambini e le persone che muoiono qui? Dove è la piccola Nawal??

L'immagine può contenere: una o più persone
Per conoscenza: DaIl'istituto di medicina legale di Aleppo, ecco il risultato dei morti per attacchi missilistici durante la settimana: 15 martiri, più 34 feriti a causa dei razzi lanciati da Al-Nusra e i suoi alleati sui civili abitanti nella città di Aleppo..

giovedì 7 febbraio 2019

Considerazioni sul Documento firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

Il documento firmato da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Mohamed Al-Tayyib rappresenta una novità importante nel quadro dei rapporti tra Islam e Cristianesimo e tra i musulmani e i cristiani che vivono nei paesi arabi.
Sebbene sia necessario attendere la sua effettiva applicazione da parte non solo delle autorità religiose islamiche ma anche dei molti governi di paesi a maggioranza musulmana, questo documento per la prima volta pone al centro del dialogo interreligioso la questione della libertà personale e della cittadinanza, riconoscendo i cristiani come cittadini dei paesi in cui spesso risiedono da secoli, con gli stessi diritti e doveri dei connazionali musulmani.
Inoltre, la figura dell'imam Al-Tayyib rappresenta il vertice dell'Università di Al-Azhar, da secoli massimo punto di riferimento religioso e culturale dell'Islam sunnita. Per questo motivo, l'eco che tale documento potrà avere nella vastissima umma islamica è particolarmente rilevante. Sarà necessario sostenere, in Europa come nel mondo arabo -musulmano, tra i cristiani come tra i musulmani, l'applicazione dei principi enunciati da questo documento.
Benedetta Panchetti,
dottoressa di ricerca in Diritto Islamico

Abu Dabhi, 4 febbraio 2019

In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace.
In nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, affermando che chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera.
In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante.
In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna.
In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre.
In nome della «fratellanza umana» che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali.
In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini.
In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa.
In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede.
In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra.
In nome di Dio e di tutto questo, Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.
Noi – credenti in Dio, nell’incontro finale con Lui e nel Suo Giudizio –, partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, e attraverso questo Documento, chiediamo a noi stessi e ai Leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive.

domenica 2 dicembre 2018

Il Papa all'Angelus di domenica 2 dicembre: un cero per la pace nell'amata Siria


Cari fratelli e sorelle,
l’Avvento è tempo di speranza. In questo momento vorrei fare mia la speranza di pace dei bambini della Siria, dell’amata Siria, martoriata da una guerra che dura ormai da otto anni. Per questo, aderendo all’iniziativa di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, accenderò ora un cero, insieme a tanti bambini che faranno lo stesso, bambini siriani e tanti fedeli nel mondo che oggi accendono le loro candele. Questa fiamma di speranza e tante fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra! Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. 
La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace. E che Dio, nostro Signore, perdoni coloro che fanno la  guerra, coloro che fanno le armi per distruggersi e converta il loro cuore. 
Preghiamo per la pace nell’amata Siria.

sabato 30 giugno 2018

Il 7 luglio, il Papa e i Patriarchi Orientali a Bari per la pace nel Medio Oriente


Sabato 7 luglio papa Francesco si recherà a Bari per una giornata di riflessione e preghiera sulla situazione drammatica del Medio Oriente, un incontro ecumenico per la pace al quale sono invitati i capi di Chiese e Comunità cristiane di quella regione. Un evento che il Pontefice esorta a preparare con la preghiera di tutte le comunità cristiane.
A Bari il Papa sarà accolto da monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, e dalle autorità civili. Nella basilica pontificia di San Nicola l’incontro con i Patriarchi, insieme ai quali scenderà nella cripta per la venerazione delle reliquie di San Nicola e l’accensione della lampada uniflamma. Successivamente il Papa e i Patriarchi raggiungeranno la “Rotonda” sul Lungomare, dove incomincerà l’incontro di preghiera comune; al termine ritorno alla basilica per un dialogo a porte chiuse.
«Vedo il Papa respirare la sofferenza del mondo sin dall’inizio del pontificato. Quindi questo convocare il 7 luglio i patriarchi delle Chiese cattoliche e ortodosse del Medio Oriente, a Bari, è un gesto di grande sensibilità, un portare la sofferenza del mondo sulle sue spalle, in particolare quella della Siria, dell’Iraq e del Medio Oriente – così il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in un’intervista rilasciata a Vatican News -. Il Papa vuole essere accompagnato da tutti i capi delle Chiese per pregare il Signore, insieme, come fratelli e, nello stesso tempo, per manifestare al mondo questa sofferenza».  Secondo il Cardinale, con questa iniziativa Francesco intende «chiamare tutti alla giustizia, alla pace, al rispetto della dignità della persona umana e, in particolare, alla difesa dei cristiani, di quelli perseguitati e di quelli che vivono in questo ambiente tremendo di bombardamenti quotidiani, di uccisioni, di terrorismo, di vendette e separazioni». 
Sempre Sandri ha recentemente auspicato: «Prepariamo il cuore rivolgendo la supplica a Dio affinché l’incontro del prossimo 7 luglio a Bari per riflettere e impetrare dal Signore una nuova stagione di riconciliazione e prosperità per il Medio Oriente possa essere un segno come un arcobaleno di pace».

mercoledì 21 febbraio 2018

Digiuno e preghiera per la Pace nel mondo

Accogliamo l'invito di Papa Francesco a vivere una giornata di preghiera e digiuno per la Pace oggi tanto minacciata nel mondo . In particolare, oltre ad offrirla per le popolazioni del Congo e del Sud Sudan come ci ha chiesto il Papa, preghiamo per la popolazione della Siria stremata dal conflitto, che entra nel suo ottavo tragico anno.


" Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima".
""Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3).
Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!".

Qui alcuni strumenti per la Preghiera per la Pace :
http://oraprosiria.blogspot.it/p/blog-page_2.html

mercoledì 7 giugno 2017

Una preghiera per il Medio Oriente!

Papa: c’è tanto bisogno di pregare per la pace in Medio Oriente

Radio Vaticana:  All’udienza generale, il pensiero di Papa Francesco va ancora una volta ai popoli del Medio Oriente, affinché vivano in pace liberi dalla violenza. Il Pontefice prende spunto dall’iniziativa “Un minuto per la pace” per esortare tutti i credenti a pregare per la riconciliazione nella regione mediorientale: “Domani, alle ore 13, si rinnova in diversi Paesi l’iniziativa Un minuto per la pace, cioè un piccolo momento di preghiera nella ricorrenza dell’incontro in Vaticano tra me, il compianto presidente israeliano Peres e il presidente palestinese Abbas. Nel nostro tempo c’è tanto bisogno di pregare – cristiani, ebrei e musulmani – per la pace”.
MEDIO ORIENTE IN FIAMME 
Piccole Note, 7 giugno 2017
L’attentato in Iran poteva avere conseguenze devastanti per la regione. Non è andato come preventivato dagli strateghi del Terrore e gli agenti del Male, come definiti da media filo-iraniani, non sono riusciti a fare strage nel Parlamento. Anche l’attentato al sacrario di Khomeini non è andato come volevano e i danni, tutto sommato, sono stati contenuti (anche se l’Iran piange dodici vittime).

Ciò ha permesso una reazione misurata di Theran. I guardiani della rivoluzione hanno accusato l’Arabia Saudita di aver sponsorizzato l’azione (d’altronde è notorio il legame tra Ryad e il Terrore), ma non si è ancora registrata una escalation dei toni.

L’Agenzia di stampa iraniana Fars ha riportato le notizie sul duplice attentato senza soffermarsi in accuse contro Ryad. Anche se pubblica un intervento del principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, che è anche ministro della Difesa, alquanto inquietante: «Non aspetteremo che la battaglia divampi in Arabia Saudita. Piuttosto faremo in modo che la battaglia abbia luogo in Iran».

Insomma, ad oggi la reazione è stata contenuta. Un bene, perché si voleva innescare proprio una risposta iraniana a Ryad. Oltre a fornire alla destra iraniana argomenti per incalzare l’attuale governo moderato, rivitalizzando uno scontro interno vinto proprio di recente dai fautori dell’apertura al mondo.
Se l’Iran virasse a destra e andasse allo scontro con i sauditi e l’Occidente sarebbe facile preda della propaganda bellica dei neocon, che da tempo spingono per un attacco contro Teheran.

Momento pericoloso per il Medio oriente, data anche la crisi del Qatar: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto hanno rotto con Doha, che è completamente isolata. Eppure non pare voler cedere: ha affermato di avere alimenti per un anno, rassicurando così sul tema che sembrava risultare la maggiore arma di pressione dei suoi avversari.

Questi ultimi accusano il Qatar di fiancheggiare il terrorismo. Accusa più che ridicola, come spiega in altro articolo di Piccolenote uno dei più noti giornalisti americani, ma che ne sottende un’altra: Doha intrattiene indebiti rapporti con l’Iran, cosa imperdonabile per l’asse sunnita.

È in atto una mediazione per porre fine alla crisi, di cui si è fatto tramite l’emiro del Kuwait, per evitare che la situazione precipiti e destabilizzi ancora di più la regione del Golfo, già straziata dalla guerra in Yemen e dalla feroce repressione contro la comunità sciita da parte delle autorità del Bahrein.

Anche perché Doha non cederà facilmente, avendo incassato il sostegno dell’Iran come anche anche quello della Turchia, alla quale il Qatar è legato a doppio filo: in particolare il parlamento di Ankara ha accelerato le discussioni per la creazione di una base militare turca in Qatar. Particolare che fa intravedere quanto sia grave la situazione.

Forze oscure vogliono appiccare un incendio in Medio Oriente, come dimostra l’attentato a Teheran, Un rogo che brucerebbe l’intera regione e oltre. Val la pena registrare tale spinta, come anche il primo scacco a tale strategia.

Resta che gli sviluppi sono imprevedibili, stante che tali Forze sono determinate a portare a compimento il progetto di destabilizzare l’Iran. Un vecchio progetto dei neocon che Obama era riuscito a mandare all’aria grazie all’accordo sul nucleare iraniano. Da capire quanto Trump e i generali di cui si è attorniato siano preda dei neocon sul punto. Variabile più che importante di questo rebus.

venerdì 28 aprile 2017

Papa di pace in Egitto di pace

C'è grande attesa, e tanta preghiera, per la visita del Papa in Egitto.

Sono molte le aspettative legate a questa visita: nel segno dell'abbraccio ecumenico, i Cristiani Copti, come la sparuta minoranza Cattolica, sperano fortemente che attraverso le parole di Francesco passi un messaggio capace di cambiare il clima di violenza di cui sono l'obbiettivo e smuovere il cuore di tanti musulmani che hanno abbracciato una visione fondamentalista intrisa di odio, pretendendo di attingerla dalla religione di Maometto.

Muovere il cuore, i sentimenti genuinamente umani che ognuno ha in sé come semi piantati originariamente, che le erbacce dell'ideologia fondamentalista ha soffocato. La speranza è quella che anzitutto l'abbraccio empatico e poi le parole del Papa possano almeno in parte rimuovere la zizzania e consentire di guardare ai Cristiani e al loro messaggio con occhi diversi e più benevoli. 
In ogni caso i Cristiani Egiziani vivono già un senso di gratitudine per questo viaggio. Attraverso di esso percepiscono la vicinanza e l'amore del Pastore e la consolazione di un Padre che condivide la sofferenza dei figli feriti e se ne lascia a sua volta confortare.

C'è anche l'attesa di Al Sisi che vede in questa visita la possibilità di un attutimento delle tensioni che pervadono l'Egitto.
Un'attesa condivisa anche da quei Musulmani che anelano a vivere la propria religione con spirito di tolleranza e di collaborazione con i Cristiani e con qualsiasi altra religione.
Ma molte sono le forze e anche gli interessi geopolitici che osteggiano una vera pacificazione.

Rimandiamo alla lettura di tre articoli apparsi in questi giorni, contenenti tra le altre considerazioni alcune argomentate correzioni alla generalizzazione di 'islam-religione-di-pace':

- Padre Samir Khalil Samir attraverso un'intervista rilasciata al sito www.rossoporpora.org offre molti spunti di riflessione sulla visita papale e sulla situazione dei Cristiani Copti, il ruolo di Al-Azhar e il mondo Islamico Egiziano.

- Un'intervista dell'Osservatore Romano al gesuita Henri Boulad sui problemi interni all'islam dîn wa dawla e la sfida che l'islam pone anche alla moralità nostra.

- Il contributo ad AsiaNews di un giovane amico musulmano in merito al rapporto tra islam e Daesh e la necessità urgente di riforma interna all'islam.

  Gb. P.

lunedì 30 gennaio 2017

Papa Francesco esorta alla memoria dei martiri e delle piccole Chiese perseguitate


Il Papa nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Cuore dell’omelia di Francesco: i martiri. 
“Oggi ce ne sono più dei primi secoli” , “i media non lo dicono” perché non fa notizia, nota il Papa che invita a fare memoria di quanti soffrono il martirio.




Noi non li dimentichiamo





Radio Vaticana, 30/01/17

Senza memoria non c’è speranza”. Lo ricorda Francesco nell’omelia che ruota attorno alla Lettera agli Ebrei nella quale si esorta a richiamare alla memoria tutta la storia del popolo del Signore. Proprio nel capitolo undicesimo, che la Liturgia propone in questi giorni, si parla della memoria. Prima di tutto una “memoria di docilità”, la memoria della docilità di tanta gente, a cominciare da Abramo che, obbediente, uscì dalla sua terra senza sapere dove andava. In particolare poi, nella Prima Lettura odierna tratta sempre dal capitolo undicesimo della Lettera agli Ebrei, si parla di altre due memorie. La memoria delle grandi gesta del Signore, compiute da Gedeone, Barac, Sansone, Davide , “tanta gente – dice il Papa – che ha fatto grandi gesta nella storia di Israele”.

Oggi ci sono più martiri che nei primi secoli: i media non lo dicono perché non fa notizia
E poi c’è un terzo gruppo di cui fare memoria, la “memoria dei martiri”: “quelli che hanno sofferto e dato la vita come Gesù”, che “furono lapidati, torturati", "uccisi di spada”. La Chiesa è infatti “questo popolo di Dio”, “peccatore ma docile”, “che fa grandi cose e anche dà testimonianza di Gesù Cristo fino al martirio”:

I martiri sono quelli che portano avanti la Chiesa, sono quelli che sostengono la Chiesa, che l’hanno sostenuta e la sostengono oggi. E oggi ce ne sono più dei primi secoli. I media non lo dicono perché non fa notizia, ma tanti cristiani nel mondo oggi sono beati perché perseguitati, insultati, carcerati. Ce ne sono tanti in carcere, soltanto per portare una croce o per confessare Gesù Cristo! Questa è la gloria della Chiesa e il nostro sostegno e anche la nostra umiliazione: noi che abbiamo tutto, tutto sembra facile per noi e se ci manca qualcosa ci lamentiamo… Ma pensiamo a questi fratelli e sorelle che oggi, in numero più grande dei primi secoli, soffrono il martirio!”.
Non posso dimenticare”, prosegue Francesco, “la testimonianza di quel sacerdote e quella suora nella cattedrale di Tirana: anni e anni di carcere, lavori forzati, umiliazioni”, per i quali non esistevano i diritti umani.

La più grande forza della Chiesa è nelle piccole Chiese perseguitate
Quindi il Papa ricorda che la più grande forza della Chiesa oggi è nelle “piccole Chiese” perseguitate:

E anche noi, è vero e giusto anche, siamo soddisfatti quando vediamo un atto ecclesiale grande, che ha avuto un gran successo, i cristiani che si manifestano… E questo è bello! Questa è forza? Sì, è forza. Ma la più grande forza della Chiesa oggi è nelle piccole Chiese, piccoline, con poca gente, perseguitati, con i loro vescovi in carcere. Questa è la nostra gloria oggi, questa è la nostra gloria e la nostra forza oggi”.

Il sangue dei martiri è seme di cristiani
“Una Chiesa senza martiri - oserei dire -  è una chiesa senza Gesù”, afferma in conclusione il Papa che invita dunque a pregare “per i nostri martiri che soffrono tanto”, “per quelle Chiese che non sono libere di esprimersi”: “loro sono la nostra speranza”. E il Papa ricorda che nei primi secoli della Chiesa un antico scrittore diceva: “Il sangue dei cristiani, il sangue dei martiri, è seme dei cristiani”.

Loro con il loro martirio, la loro testimonianza, con la loro sofferenza, anche dando la vita, offrendo la vita, seminano cristiani per il futuro e nelle altre Chiese. Offriamo questa Messa per i nostri martiri, per quelli che adesso soffrono, per le Chiese che soffrono, che non hanno libertà. E ringraziamo il Signore di essere presenti con la fortezza del Suo Spirito in questi fratelli e sorelle nostri che oggi danno testimonianza di Lui”.

http://it.radiovaticana.va/news/2017/01/30/papa_esorta_alla_memoria_dei_martiri_nella_messa_a_s_marta/1289119

Non fuori tema, interessante riflessione sul film "Silence" di Scorsese dal blog di Costanza Miriano :
https://costanzamiriano.com/2017/01/30/silence-il-veleno-dellapostasia-come-atto-damore/

martedì 1 novembre 2016

Papa Francesco e mons Audo: "per la Siria e la città di Aleppo, imploriamo la grazia della conversione dei cuori”


“Imploriamo la grazia della conversione dei cuori di quelli che detengono la responsabilità dei destini del mondo e, in particolare, di quella regione e di coloro che vi intervengono”. Il pensiero di Papa Francesco allo stadio di Malmö, dove si sta svolgendo l’incontro ecumenico per i 500 anni della Riforma di Lutero, è stato rivolto alla Siria e alla città di Aleppo “stremata dalla guerra, dove sono disprezzati e calpestati persino i diritti più fondamentali”. 
All’incontro è presente anche monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo. Il Papa ha detto: “Le notizie ci riferiscono quotidianamente l’indicibile sofferenza causata dal conflitto dell’amata Siria, che dura ormai da più di cinque anni. In mezzo a tanta devastazione, è veramente eroico che rimangano lì uomini e donne per prestare assistenza materiale e spirituale a chi ne ha necessità”. Poi rivolgendosi direttamente al vescovo Antoine, ha aggiunto: “È ammirevole che tu, caro fratello, continui a lavorare in mezzo a tanti pericoli per raccontarci la drammatica situazione dei siriani. Ciascuno di loro è nel nostro cuore e nella nostra preghiera”. E il Papa ha concluso: “Cari fratelli e sorelle, non lasciamoci abbattere dalle avversità. Queste storie ci motivino e ci offrano nuovo impulso per lavorare sempre più uniti. Quando torniamo alle nostre case, portiamo con noi l’impegno di fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana”.

http://agensir.it/quotidiano/2016/10/31/papa-francesco-a-malmo-per-la-siria-e-la-citta-di-aleppo-imploriamo-la-grazia-della-conversione-dei-cuori/

La testimonianza del vescovo di Aleppo: “non lasciate morire la  Siria”

“La maggior parte degli ospedali sono stati distrutti e l’80% dei dottori ha lasciato Aleppo. In Siria, 3 milioni di bambini non frequentano più la scuola. Lo sfinimento morale e fisico ha toccato tutti, soprattutto i più poveri e tra loro, bambini, adolescenti, anziani”. 
Comincia con questo “quadro” la testimonianza toccante del vescovo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, alla arena di Malmö
“La nostra tristezza più grande è vedere che la cristianità ricca e meravigliosa di questa terra sta scomparendo”, ha detto monsignor Audo che ha concluso con un appello ai “cristiani del mondo, ai musulmani dell’est e dell’ovest, alle persone di buona volontà: non lasciate che la nostra amata Siria sia distrutta e frammentata”. 
Subito dopo la testimonianza di mons.Audo, il vescovo Younan e il cardinale Kurt Koch hanno letto in arabo e in inglese una preghiera per la Siria e l’Iraq perché il Signore della storia “cambia i cuori” e “la pace possa essere stabilita tra le nazioni sul fondamento della giustizia e dei diritti umani. Lo spirito della pace discenda sui popoli della Siria dell’Iraq e Medio Oriente”.

domenica 7 agosto 2016

Il Papa: una preghiera per Aleppo vittima della ostinazione dei potenti


Cari fratelli e sorelle, 

purtroppo dalla Siria continuano ad arrivare notizie di vittime civili della guerra, in particolare da Aleppo. E’ inaccettabile che tante persone inermi – anche tanti bambini – debbano pagare il prezzo del conflitto, il prezzo della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti. Siamo vicini con la preghiera e la solidarietà ai fratelli e alle sorelle siriani, e li affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria. Preghiamo tutti un po’ in silenzio e poi l’Ave Maria

Angelus di domenica 7 agosto 2016


ULTIME NOTIZIE DA ALEPPO

Il dottor Nabil Antaki dei  Maristi Blu denuncia da Aleppo la situazione disperata in cui si trovano i suoi concittadini, e cioè un milione e cinquecentomila abitanti.
Aleppo (Ovest) è circondata e sottoposta a un blocco.
L' esercito siriano la settimana scorsa vinceva una battaglia, liberando il quartiere di Bani Zeid che sovrasta la città e da dove i ribelli-terroristi avevano incessantemente lanciato mortai e razzi sui quartieri residenziali di Aleppo per quattro anni. Era imminente la liberazione delle altre zone di Aleppo occupate dai ribelli. Purtroppo, i combattimenti che imperversano da tre giorni intorno all'unica strada che collega Aleppo al resto del mondo, nella regione di Ramousse (la più vicina alla periferia) hanno permesso ai terroristi di occuparla.
Questa strada, aperta alla fine del 2013, è il cordone ombelicale che collega Aleppo a Homs (via Khanasser), al resto del Paese e del mondo. Da essa, passano tutti i prodotti e le derrate alimentari, e gli Aleppini che lasciano la città o vi ritornano. 
Da giovedì sera, i rifornimenti sono cessati. Non abbiamo più benzina, gasolio, prodotti freschi (frutta, verdura e carne) e il pane è diventato raro. Gli abitanti sono molto preoccupati per il loro futuro immediato. Perché i governi occidentali non protestano, non si indignano, non minacciano, non presentano una risoluzione al consiglio di sicurezza dell'ONU per chiedere la revoca del blocco di Aleppo (Ovest), che conta 1.500.000 abitanti? Come avevano fatto dieci giorni fa quando l'esercito siriano circondava Aleppo-est pretendendo la sopravvivenza dei 250.000 abitanti di quella zona... Dove sono ora le proteste dei nostri amici che, cadendo nella trappola del politicamente corretto, chiedevano, dieci giorni fa la revoca dell'accerchiamento dei ribelli per motivi umanitari?
Già l'acqua e l'elettricità erano state tagliate (dai terroristi) da molto tempo. Per l'elettricità, i privati compravano dei generatori e l'acqua si è attinta da centinaia di pozzi artesiani negli ultimi due anni. Ma i generatori privati e le pompe dei pozzi d'acqua hanno bisogno di olio combustibile, e se non c'è più di olio combustibile non c'è più acqua. Con 40 gradi all'ombra un milione e cinquecento mila persone senza acqua!  
Mi chiedo se questo dobbiamo definirlo un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità!!!
Spero che questo non accada.. 
( trad M. A. Carta) 

martedì 5 luglio 2016

“La pace in Siria è possibile”: videomessaggio di Papa Francesco #peacepossible4syria



Cari fratelli e sorelle,
oggi desidero parlarvi di qualcosa che rattrista molto il mio cuore: la guerra in Siria, oramai entrata nel suo quinto anno. E’ una situazione di indicibile sofferenza di cui è vittima il popolo siriano, costretto a sopravvivere sotto le bombe o a trovare vie di fuga verso altri paesi o zone della Siria meno dilaniate dalla guerra: lasciare le loro case, tutto... 

Penso anche alle comunità cristiane, a cui va tutto il mio sostegno a causa delle discriminazioni che devono sopportare.
Ecco, desidero rivolgermi a tutti i fedeli e a coloro i quali sono impegnati, con Caritas, nella costruzione di una società più giusta. 

Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?
Incoraggio tutti, adulti e giovani, a vivere con entusiasmo quest’Anno della Misericordia per vincere l’indifferenza e proclamare con forza che la pace in Siria è possibile! La pace in Siria è possibile!
Per questo, siamo chiamati a incarnare questa Parola di Dio: «Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto al vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Geremia 29,11).
L’invito è di pregare per la pace in Siria e per il suo popolo in occasione di veglie di preghiera, di iniziative di sensibilizzazione nei gruppi, nelle parrocchie e nelle comunità, per diffondere un messaggio di pace, un messaggio di unità e di speranza.
Alla preghiera, poi, seguano le opere di pace. Vi invito a rivolgervi a coloro i quali sono coinvolti nei negoziati di pace affinché prendano sul serio questi accordi e si impegnino ad agevolare l’accesso agli aiuti umanitari.
Tutti devono riconoscere che non c’è una soluzione militare per la Siria, ma solo una politica. La comunità internazionale deve pertanto sostenere i colloqui di pace verso la costruzione dì un governo di unità nazionale.
Uniamo le forze, a tutti i livelli, per far sì che la pace nell’amata Siria sia possibile.
Questo sì che sarà un grandioso esempio di misericordia e di amore vissuto per il bene di tutta la comunità internazionale!
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.
Grazie.


Il presidente della Caritas Internationalis, il cardinale Luis Antonio Tagle, che ha incontrato siriani in Libano e in Grecia, ha detto: “Non sono solo numeri, sono esseri umani. Dobbiamo dare loro speranza, dignità e pace. È necessario dare inizio ad un movimento mondiale per la pace. A nome di tutti coloro che sono colpiti da questo conflitto, lanciamo un appello a tutti per promuovere la pace in Siria”. #peacepossible4syria @iamCaritas


Sulla Campagna per la pace e il sostegno del Papa, R V. intervista il segretario generale di Caritas InternationalisMichel Roy:
R. – Sono più di cinque anni che la guerra continua a distruggere la Siria e il suo popolo. Abbiamo deciso allora di mettere un po’ più di voce, un po’ più di forza in questo impegno per la pace. Il primo punto è che di fronte ad una complessità così grande, crediamo che possa aiutarci il Signore: quindi il primo passo è pregare di più, in tutto il mondo! Non ci può essere indifferenza per ciò che succede in Medio Oriente! Il secondo punto: di fronte a tale sofferenza, manca molto aiuto: l’aiuto umanitario non arriva a tutta la gente che ha bisogno in Siria. Nei campi rifugiati c’è aiuto; ma all’interno della Siria gli sfollati sono molto numerosi – si parla di 7-8 milioni di persone – e c’è una crisi terribile. E  la Comunità internazionale non fa fronte a tutto questo. La terza tappa di questa Campagna, che è la più importante: domandare ai governi di tutto il mondo che si impegnino, in un modo o nell’altro, a facilitare, a pressare affinché ci sia la fine di questa guerra. Non si può lasciare tutto solamente ai grandi poteri – come la Russia, gli Stati Uniti o l’Unione Europea: ognuno deve impegnarsi!
D. – A sostegno di questa Campagna di Caritas Internationalis per la Siria c’è il Papa in prima persona, con un videomessaggio, forse anche per far sentire più forte la voce di Caritas Internationalis

R. – Sì, sicuramente. Siamo molto grati al Santo Padre e questo fa parte della sua visione, che abbiamo il dovere di rendere concreta. Lui ci invita a noi, a Caritas Internationalis, ma anche a tutti i cristiani, a tutta la gente di buona volontà, ad impegnarsi in questa Campagna. Non c’è mai troppo in questo campo! Sono sicuro che questo messaggio di Papa Francesco avrà un potere importante per far sì che qualcosa di nuovo venga fatto per porre fine alla guerra.

http://it.radiovaticana.va/news/2016/07/04/roy_francesco_sostiene_campagna_caritas_per_pace_in_siria/1241904

martedì 29 marzo 2016

La tragedia dei cristiani uccisi in Oriente


Cari fratelli e sorelle, ieri, nel Pakistan centrale, la Santa Pasqua è stata insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti, per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana – specialmente donne e bambini – raccolte in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale. 
Desidero manifestare la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari. Faccio appello alle Autorità civili e a tutte le componenti sociali di quella Nazione, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. 
Ripeto ancora una volta che la violenza e l’odio omicida conducono solamente al dolore e alla distruzione; il rispetto e la fraternità sono l’unica via per giungere alla pace. La Pasqua del Signore susciti in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano terrore e morte, e nel mondo possano regnare l’amore, la giustizia e la riconciliazione. 
 Papa Francesco, al Regina Coeli del 28 marzo

La lezione di speranza dal dramma dei nuovi martiri

I nuovi martiri ci invitano a guardare al Crocifisso per trovare rinnovata speranza a livello personale, ecclesiale e sociale. La loro vicenda infatti, come ogni testimonianza autentica, possiede un’imponente dimensione pubblica, culturale e sociale, che attende ancora di essere raccolta e adeguatamente valorizzata. Con la sua stessa esistenza il martire denuncia il culto della violenza che si è diffuso in ampie parti del Medio Oriente e di cui oggi si raccolgono i tragici frutti. Ma soprattutto smaschera la contro-testimonianza dell’uomo bomba.

Il jihadista che pensa di poter imporre la «sua verità» attraverso la sofferenza delle sue vittime è l’opposto del martire, è l’anti-martire. I martiri non sono andati a cercarsi la loro fine, ma nel momento della scelta non hanno avuto esitazioni: hanno creduto che il male non ha l’ultima parola. Ed è a questa certezza che noi ora abbiamo così bisogno d’attingere. Nel frastuono di commenti sui dolorosi fatti di Bruxelles, sono ancora queste umili voci a dirci la parola più vera.
Angelo Scola,  Arcivescovo di Milano