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martedì 17 novembre 2015

Isis ha vinto? dove ci porta la Francia?



Piccole Note, 17 novembre

Nel primo articolo sui tragici eventi parigini avevamo accennato alle similitudini tra l’esfiltrazione dallo Stade de France di Franςois Hollande e quella di George W. Bush nel post 11 settembre, paventando un sequel di quel che accadde allora. ovvero la caduta del Paese nelle mani dei neocon.
 
E così sembra essere accaduto in Francia. Il discorso alla nazione pronunciato ieri da Hollande riecheggiava quello di George W. Bush: chiamata alla guerra dell’Europa in base all’articolo 42 del Trattato dell’Unione, Patriot Act in salsa francese, stato di emergenza prolungato per altri tre mesi, riforma costituzionale volta a delimitare le libertà democratiche e via dicendo.
 
Come allora Bush era stato aggiogato dai suoi falchi, così Hollande sembra si sia consegnato nelle mani dei dioscuri neocon transalpini: Manuel Valls (Primo ministro) e Laurent Fabius (ministro degli Esteri).
Proprio quel che l’Isis voleva: trascinare la Francia in una guerra dai contorni indefiniti e generalizzati. Costringerla a baciare il diavolo, come recita il titolo della canzone sulle cui note è avvenuta la strage al Bataclan.
 
Allora le cose non andarono granché bene: le guerre neocon, con le loro ambiguità e la loro sconsideratezza, hanno provocato i disastri che sono sotto gli occhi di tutti, alimentando ancora di più il terrorismo.
E oggi come allora i proclami di guerra transalpini non sono immuni da ben note ambiguità. Le ha sottolineate Alain Touraine sul Corriere della Sera di oggi: «È strano come un uomo di esperienza come Fabius abbia indugiato nell’equivoco “né con l’Isis né con Assad”. Assad non ci ha attaccati: lo Stato islamico sì».
 
Se l’Isis non è stato ancora battuto, ha chiosato Sergio Romano in una lettera pubblicata sul Corriere di oggi, «la responsabilità è di coloro che si oppongono alla nascita di un fronte comune in cui tutti i nemici dell’Isis, dal presidente siriano al presidente russo, possano fare la loro parte».
Insomma, lo strano errore di Fabius non fa ben sperare.
 
Già, perché il problema non è il contrasto militare all’Agenzia del terrore, che pure è indispensabile, ma come si andrà a sviluppare. L’unica strada è quella suggerita da Romano, richiesta più volte da Mosca e più volte rifiutata dall’Occidente: ricercare un consenso allargato alla Russia e a tutte le forze che lo stanno combattendo e innestare un processo politico per stabilizzare la Siria coinvolgendo Assad.
 
L’altra strada, egualmente importante, è quella di contrastare i flussi finanziari che alimentano la macchina del terrore : ieri Putin ha illustrato al G20 i tanti finanziatori della nota Agenzia, tra i quali diversi membri dello stesso G20 ( sarebbe utile se queste carte girassero, ma nessuno le ha pubblicate se non in minima parte…).
Ma quanto sta accadendo in Francia non fa ben sperare.
 
Chiudiamo ricordando la guerra in Libia: allora fu proprio la Francia del bellicoso Sarkozy (e la Clinton) a costringere il riluttante Obama a un’avventura della quale ancora paghiamo le conseguenze.
Ad oggi il presidente degli Stati Uniti resiste alle pressioni dei falchi Usa (come accenna Vittorio Zucconi sulla Repubblica) che chiedono un surge militare in Iraq e Siria: un vasto fronte che va dai repubblicani fino, ancora una volta, alla Clinton.
 
Ma in caso di nuove operazioni “Made in Isis” Obama potrebbe essere costretto a cedere, trascinando Stati Uniti ed Europa, come avvenne allora, in un’avventura bellica dai contorni indefiniti quanto disastrosi. Che potrebbe comportare, dati gli interessi specifici e le diverse strategie riguardo il contrasto del terrorismo, anche un confronto più vasto tra Occidente e Russia.
 
Lo sa l’Isis, Lo sanno, anche se fanno finta di non saperlo, i falchi americani e francesi.



Cantando la Marsigliese ...



di Patrizio Ricci, 16 novembre
In Siria la Francia, insieme ai propri alleati, ha aiutato il terrorismo islamico a rovesciare uno stato sovrano.  La  messinscena che era già avvenuta in Libia, in cui la Francia ha avuto un ruolo di primo piano nel 2011 è stata messa in atto anche in Siria.
Il gruppo ‘amici della Siria’ di cui la Francia ha fatto parte, ha fornito ai jihadisti armi sofisticate, sostegno finanziario, addestramento, e basi sicure in Turchia e Giordania. Tuttavia, nei dibattiti ‘h24’ di questi giorni nessun giornalista ha posto pubblicamente con chiarezza la questione cruciale. La Francia è vittima ma ha usato essa stessa il terrorismo per rovesciare il governo di un paese sovrano: nella finta primavera siriana si sono usati prima i Fratelli Mussulmani, poi visto che questi non sono riusciti arrivare a Damasco, si è ripiegato per i salafiti.
FireShot Pro Screen Capture #139 - 'Syria_ Britain, US and France in urgent talks on arming rebels - Telegraph' - www_telegraph_co_uk_news_worldnews_m
In tempi non sospetti, il vescovo di Aleppo Abou Kazen lo aveva detto: ‘’chi ha fatto salire l’asino sul minareto sa come farlo scendere’ – lo disse in almeno in due distinte interviste. 
E lo detto più recentemente Assad: “il terrorismo non è una carta che puoi giocare e poi rimettere in tasca. Il terrorismo è uno scorpione che può pungerti in qualsiasi momento”.
E chiaro quindi che la risposta del governo francese al Califfato, è una risposta consapevolmente ipocrita.
Gli aleppini quotidianamente vengono presi di mira dai razzi e dai colpi di mortaio dei ‘ribelli’ direttamente nelle loro case,  i bambini vengono colpiti a scuola, i fedeli in Chiesa. I parigini sono  stati colpiti  mentre si trovavano in un bar a sorseggiare un drink o all’interno di auditorium a sentire musica oppure allo stadio a tifare la propria squadra.  E’ evidente in entrambi i casi chi uccide proditoriamente è un terrorista.
Eppure c’è un dibattito ‘serissimo’ per stabilire se i vari criminali siano terroristi o meno… sono mesi che ne discutono tanto che i russi dicono ‘terroristi moderati’ e ‘ISIS’. Nell’attesa che si riesca a reperire un po' di logica (a quanto pare di questi tempi  merce rara) e che così tale dilemma si dissolva,  l’esercito siriano o ‘esercito di Assad’ (come piace dire ai giornali), naturalmente continua a combattere per liberare il paese contro tutti.  Non è facile:  il governo siriano (e la popolazione tutta) già alle prese con i terroristi, è sotto embargo. Sì, sembra strano ma mentre tutti sono solidali con la Francia per i recentissimi attentati,  la Siria è stata sanzionata con un embargo durissimo perché si difende dai terroristi.
Ma non è solo questo il problema (altrimenti la guerra sarebbe finita da un pezzo): alla jihad continuano ad affluire rifornimenti. Anzi sono aumentati.
Putin al G20 ha sollevato e denunciato il supporto che alcuni paesi membri stanno dando al terrorismo:
“Durante il vertice del G20 di Antalya, la Russia ha dato esempi di come persone fisiche di 40 Paesi, compresi membri del G20, riescano a finanziare ISIS”.
Questo è il succo della questione. La risposta degli altri intervenuti? Non pervenuta.
Conclusione: … Ali Baba e i 40 ladroni chiamano alla guerra  ma come abbiamo visto, non è una guerra come sembra . Stona vedere Hollande cantare la ‘Marsigliese’, dovrebbe essere un inno di protesta, di rivendicazione… perciò oggi stride. Il popolo francese che farà… vedremo.
Ma noi che possiamo fare di fronte a tutto questo? Consideriamo che in fondo la vita è appesa ad un filo, siamo fragili, diciamo ‘sono cose più grandi di noi’ e lasciamo stare? Oppure ci stringiamo e riscaldati dall’orgoglio nazionale cantiamo come hanno fatto i francesi senza chiedere conto al proprio governo?
Non sta a me dare ‘istruzioni per l’uso’ ma so che, vista la malafede manifesta dei leader, l' unica cosa intelligente da fare è attaccarci alla Verità e confidare in essa: giudichiamo la realtà per quella che è, vediamo cosa ci aiuta in questo, guardiamo gli uomini secondo le proprie esigenze originarie, ricordiamo così che ogni giorno della vita non appartiene a nessun potere.
E preghiamo molto che Dio ci accompagni e la Madonna ci protegga, perchè ce n’è bisogno…

domenica 2 dicembre 2012

"Perché i civili? Abbiamo sempre accusato il regime di questi disastri. Ora parliamo dei crimini che abbiamo visto con i nostri occhi, perpetrati dall’Esercito libero siriano”

Un giovane cristiano dell’opposizione: “Le minoranze schiacciate nel conflitto”


Agenzia Fides 30/11/2012
 Le minoranze della società siriana, vulnerabili e indifese, vengono schiacciate in un conflitto che cresce di intensità, si caratterizza sempre più come lotta fra fazioni diverse, si colora di settarismo e confessionalismo: è quanto dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, un giovane cristiano, sfollato con la sua famiglia ad Hassake, raccontando l’esperienza della cittadina di Ras al-Ain, cittadina al confine con la Turchia, nell’alta Mesopotamia.




Hassakè –La popolazione civile nella zona al di là dell’Eufrate (Siria Orientale), è stata sconvolta dal conflitto che ha provocato un esodo di civili, rifugiatisi soprattutto nelle città di Hassakè e Kamishly. Da lì i Vescovi locali hanno inviato un accorato appello alla comunità internazionale e al Papa, per “evitare la catastrofe umanitaria” (vedi Fides 22 e 23/11/2012).
A Ras al-Ain, presa dalle truppe dell’Esercito Libero l’8 novembre scorso, oggi sono in corso scontri tra fazioni militari curde e arabe, in precedenza alleate contro l’esercito regolare siriano, segno del tasso di conflittualità generale che aumenta. Il giovane cristiano, che si professa vicino all’opposizione siriana e chiede l’anonimato per ragioni di sicurezza, spiega in un racconto inviato a Fides la drammatica condizione delle minoranze (arabi, curdi, siriaci, assiri, cristiani) in Mesopotamia.
“Nel cuore della a notte, alle due dell’8 novembre, i residenti di Ras al-Ain sono stati svegliati dal rumore di esplosioni, di elicotteri e mitragliatrici. Erano i combattenti dell’Esercito Libero e gli elicotteri turchi scesi in territorio siriano, che hanno facilmente conquistato il valico di frontiera e la città.
I militari hanno iniziato a sequestrare le case dei civili per usarle come postazioni da combattimento. Tra le case sequestrate, quella di mio nonno, dove c’erano donne, bambini e mia nonna paralizzata.
Tutti i civili sono stati espulsi dalle loro case in pigiama, senza poter prendere documenti, soldi o qualsiasi altra cosa. Militari e combattenti sono andati oltre: con una ‘lista nera’, sono andati casa per casa a cercare i loro nemici. Fra questi c’erano i nomi dei capi di famiglie cristiane. Perché?”.
“Da quanto detto – spiega il giovane – non si deve concludere che il nostro popolo è diviso da odio settario. Senza l'intervento di un vicino di casa della mia famiglia, un musulmano sunnita che ha pregato gli uomini armati di non farci del male, saremmo morti. Siamo salvi e siamo fuggiti. La popolazione di Ras al-Ain, musulmani e cristiani, curdi e arabi, siriaci e assiri, ha vissuto per decenni in pace e fratellanza. Ma ora ci vogliono mettere gli uni contro gli altri. Perché?”.
 “A Ras al-Ain, le vittime non erano solo cristiane, ma i cristiani sono stati gli unici ad essere stati immediatamente espulsi dalle loro case, portando i bambini in braccio, messi in fuga per le strade disseminate di cadaveri. Un simile intervento è quello di un esercito di invasori e non di un esercito di liberatori, come si definisce l’Esercito dell’opposizione”.

i miliziani dell'ESL entrano attraverso il confine della Turchia

  “Curdi, arabi e cristiani, più di 70.000 persone sono fuggite, per la maggior parte verso Hassakè. In poche ore la città si è trasformata in una città fantasma. Gli alawiti hanno avuto la sorte peggiore: uccisi perché alawiti. Una delle vittime era un maestro di scuola, che ha tanto amato la città e ha istruito per molti anni i ragazzi di tutte le famiglie. Alcuni miliziani lo hanno cercato, preso e ucciso davanti alla moglie e ai figli, che sono stati sequestrati”.
Il drammatico racconto conclude: “Oggi le strade sono bloccate. Un bus di linea fra Hassaké e Aleppo è stato fermato e tutti i passeggeri identificati, per eliminare quelli che non sono sunniti. Ma chi ha dato alle milizie l’ordine di uccidere sulla base di criteri religiosi? E anche se il criterio non fosse confessionale, che diritto hanno di uccidere civili innocenti ? Il diritto internazionale stabilisce che, anche in guerra, è dovere dei conquistatori garantire la sopravvivenza e i diritti dei civili. Ma questo principio non sembra essere incluso fra quelli che regolano le fazioni militari dei ribelli. Perché? Abbiamo sempre accusato il regime di questi disastri. Ora parliamo dei crimini che abbiamo visto con i nostri occhi, perpetrati dall’Esercito libero siriano”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40460&lan=ita


Falsificare la realtà per preservare i ‘principi’, non fa nascere nè la libertà nè la democrazia, ma sancisce la morte dei principi stessi.

 
di Patrizio Ricci
Provocherei un vostro giudizio sull’intervista pubblicata su ‘il Sussidiario’ all’ex-ministro Frattini intitolata “: Frattini: Assad tortura i cristiani siriani per ricattare la Chiesa” . L’articolo viene pubblicato lo stesso giorno in cui a Damasco gli amici degli attivisti ricevuti dall’ex-ministro fanno saltare due autobombe, in un quartiere a maggioranza cristiana, provocando una carneficina. Prima viene fatta saltare un’ auto, poi quando arriva la gente ed i soccorritori si avvicinano per prestare aiuto, viene fatta esplodere la seconda, per raddoppiare le vittime.
Nell’articolo il nostro ex-ministro si affanna per spiegarci le magnifiche sorti progressive che attendono la Siria ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Ci racconta che un gruppo di attivisti, accompagnati da lui stesso, è andato in Vaticano. L’incontro è descritto, senza fornire particolari, come ‘ un incontro senza precedenti ‘; nell’occasione gli attivisti hanno rassicurato la diplomazia vaticana: i cristiani avranno un ruolo molto importante nel dopo Assad.
Se però è questo l’esito di così tanta attenzione per i cristiani, se ne può fare a meno: tutti i 50.000 cristiani di Homs sono fuggiti scacciati dalle loro case e le chiese vengono fatte saltare, le vendette settarie verso le minoranze si moltiplicano in tutto il Paese. Come in altri numerosi episodi simili, l’attentato di ieri nella città a maggioranza cristiana di Jaramana nei pressi di Damasco che ha provocato 58 morti e 120 feriti non è assolutamente assimilabile ad un atto di guerra né ad un ‘danno collaterale’. E’ un atto criminale contro chiunque la pensi diversamente. Anche questa volta non è possibile addebitare le efferatezze alla parte antagonista, e la comunità internazionale, tace... Il vile attacco è stato condotto solo contro alcune etnie: è bastata la neutralità dei cristiani per scatenare la feroce rappresaglia, per trasformarli in un vuoto a perdere. Dalla cosiddetta ‘comunità internazionale’ , come sempre, non giunge alcuna condanna; nè ci si affretta ad indicare il numero dei bambini uccisi.
Tuttavia, questi fatti non si dimostrano sufficienti ad indurre i Governi occidentali a discostarsi dalla politica aggressiva sin qui intrapresa... Incuranti degli eventi e delle continue esortazioni dei Patriarchi e del Papa, gli Stati che hanno intrapreso o appoggiano ‘la rivoluzione’ fremono dalla voglia di destinare ulteriori armi e finanziamenti ai ribelli. Si esclude a priori ogni soluzione negoziale , ogni possibilità di riconciliazione. Nonostante ci sia un’ iniziativa in tal senso che si chiama ‘mussalaha’, essa è del tutto ignorata nei posti che ‘contano’. Gli effetti di questo atteggiamento sono sotto gli occhi di tutti : porta la guerra ad un livello sempre più disumano....
 http://www.vietatoparlare.it/2012/11/29/siria-il-vero-pericolo-e-nella-maniera-subdola-del-potere-di-procedere/

venerdì 3 agosto 2012

Nessuno può reggere a un assedio mediatico

Assad prima o poi finirà come Gheddafi, e un proconsole del Qatar o degli Emirati si installerà al suo posto. Come in Libia, dove adesso comanda Al-Kib “l’americano”, l’uomo del Petroleum Institute degli Emirati Arabi Uniti.
Noi occidentali siamo fatti così. I dittatori laici che tengono a bada il fondamentalismo non ci piacciono. Ci piace la finta democrazia esportata dalle monarchie assolute islamiche della penisola arabica.
“Ma perché gli occidentali devono credere a ogni balla che gli viene raccontata?”
Speriamo che i giornalisti onesti si sveglino.
Se tutto ciò che filtra dalla Siria sono le chiacchiere dei ribelli e le foto della Reuters, un giornalista onesto dovrebbe limitarsi a dire “Siria: disponiamo solo di voci non controllabili”. E meglio dire così, visto che un “ribelle siriano” e un “contractor” assoldato dall’occidente non sono facilmente distinguibili.
Giovanni Lazzaretti


SUAD  SBAI- STRAGE DI CIVILI SIRIANI AD ALEPPO:
Se nessuno ha il coraggio di dire che cosa ha infettato la Siria da mesi lo facciamo noi.
(AGENPARL) – Roma, 01 ago – “Amnesty fa bene a denunciare a gran voce i massacri ad Aleppo e in tutta la Siria, ma dovrebbe anche chiamare i soggetti autori con il loro nome e cognome. Sul sito almaghrebiya.it circolano le immagini relative alla mattanza di civili ad Aleppo, fatti a pezzi dai mitra e dai kalashnikov dei mercenari assoldati dal terrorismo estremista e radicalista che impazza in Siria. Ancora bugie senza pudore, sulla pelle del popolo siriano: l’Onu perché non vede e non denuncia anche questo massacro? Questa è disinformazione pura”. Così l’On. Souad Sbai commenta “le immagini di un video sul web che mostra civili siriani ammassati dopo un pestaggio in un angolo di strada e crivellati di colpi dai mercenari in Siria”. “ Se nessuno ha il coraggio di dire che cosa ha infettato la Siria da mesi lo facciamo noi. Bande di assassini che trucidano la popolazione e si macchiano di tanti crimini quanti i miliziani, solo che vengono omessi nella loro responsabilità, perché qualcuno ha interesse a mistificare un massacro che ha autori ben noti. Gli opinionisti della geopolitica corrotta dal denaro di qualche sceicco anch’esso ben noto – dice Sbai – dovrebbero vergognarsi delle bugie con le quali hanno falsificato la vicenda siriana e prima quella libica. Sulla Siria va fatta informazione, sui diritti umani: e non rispolverare ad ogni ora filmati triti e ritriti, che altro non fanno se non continuare una certa propaganda. Vedendo queste immagini qualcuno dovrebbe farsi un grosso esame di coscienza e poi spiegare all’opinione pubblica mondiale perché vuole consegnare la Siria e con essa tutto il quadrante mediorientale e caucasico all’integralismo, infiltratosi nelle fila della protesta da alcuni paesi arabi. Siamo di fronte al più grande inganno internazionale di sempre – conclude – in cui hanno parte attiva l’Occidente intero e gli Stati Uniti, corresponsabili del massacro del popolo siriano innocente e ormai allo stremo delle forze”.


I LETTORI DELLA STAMPA CATTOLICA SI ASPETTANO DI PIU' DI UN "SI DICE"
I media italiani avevano già dall’inizio la certezza da che parte stare: subito hanno dato per buono tutto ciò che veniva messo a disposizione dall’opposizione siriana su you tube e dal famigerato ‘osservatorio siriano per i diritti umani’ con sede a Londra.
Sin da subito avevano adottato il solito gergo con cui ci siamo abituati con la guerra di Libia, “il rais”, il regime, i lealisti, gli ‘assadiani’, i ‘pro Assad’ e dall’altra parte l’esercito libero siriano, i partigiani, i ribelli, gli amici della Siria.. termini certo più “tonici”… cosicché qualsiasi cosa dicesse l’opposizione è stata sempre considerata vera mentre quando i fatti maldestramente lasciati non manipolati hanno scagionato Assad, gli è però stato fatto ugualmente dono del tono sprezzante, degli appellativi più infamanti e l’onta del governo siriano però rimane.
Quando ha tentato di fare qualcosa di buono subito è arrivata la replica del Segretario di Stato USA: “non credibile”. E’ accaduto tutto in un dato momento, l’ambasciatore americano sceso tra la folla a protestare. Cosa fosse cambiato da ieri, quando Assad veniva ricevuto e riverito ovunque non ci è dato di sapere, eppure le riforme che aspettava la popolazione aveva cominciato a farle, ma tutto era già deciso prima ancora che iniziasse.
Tuttavia ciò che più mi sgomenta è l’allineamento delle maggiori testate cattoliche con i criteri adottati dai media mainstream.
Sulla maggior parte delle testate cattoliche si sono susseguiti, alternandosi, articoli che riportano il giudizio sugli avvenimenti dati dalle autorità della Chiesa siriana ( in conformità a quello espresso dal documento CCEE il Consiglio della Conferenza Episcopale Europea) e nello stesso tempo articoli che vanno in tutt’altra direzione. parafrasando esse dicono: “Quella in corso in Siria è una guerra dolorosa ma necessaria per il cambiamento, la democrazia l’emancipazione degli oppressi”.
Leggi tutto l'articolo su:
http://www.vietatoparlare.it/2012/08/02/i-lettori-dalla-stampa-cattolica-si-aspettano-di-piu-di-un-si-dice/

giovedì 19 luglio 2012

ATTENTATO TERRORISTICO A DAMASCO: rivendicazioni e considerazioni

Attentato a Damasco, uccisi i vertici della Difesa
L’attentato è stato rivendicato su Facebook da un gruppo islamico ribelle, Liwa al-Islam (La brigata dell’Islam). Un portavoce ha confermato la rivendicazione anche per telefono. Ma contemporaneamente anche il Libero esercito siriano si è assunto la responsabilità dell’azione, attraverso un portavoce. Secondo una fonte della sicurezza siriana, l’attentatore era una guardia del corpo del gruppo dirigente vicino ad Assad.

In Siria sta vincendo il più spregiudicato
da "Vietato Parlare"
E’ digustoso sentire ancora dire che in Siria c’è la guerra civile! Non c’è un popolo che è insorto, ci sono uomini sanguinari che altrove sono chiamati terroristi ma in quella terra no, sono combattenti della libertà. Altrove rapiscono persone come la Urru e giustamente oggi esultiamo che sia stata liberata. Tuttavia il rapimento ed il terrore è stato per mesi il metodo dell’esercito libero siriano che oggi ha rivendicato l’attentato, e nessuno ha parlato, no, si è sanzionato un intero popolo, si è affamato un intero popolo, centinaia di persone innocenti sono state uccise e terrorizzate, ciononostante la comunità internazionale appoggia e legittima chi ha fatto tutto questo, chi ha sprofondato un paese nell’anarchia e nel contrario della democrazia. I metodi e le azioni sono le stesse di chi ha fatto crollare le torri gemelle l’11 settembre. Come si può dire che dopo tutto questo le mani saranno pulite per realizzare la democrazia? Come si può dire che il cuore pieno di odio potrà essere guidato da pensieri nobili per il bene comune?
http://www.vietatoparlare.it/2012/07/18/in-siria-sta-vincendo-il-piu-spregiudicato/

da Avvenire 19 luglio
La minoranza alawita e i cristiani a rischio.  La svolta violenta a Damasco Scenari inquietanti per il dopo Assad di Riccardo Redaelli
Le volute di fumo nero che si sono alzate ieri dal centro di Damasco raccontano meglio di tante parole la trasformazione dello scenario siriano e l’inizio di una nuova fase della guerra civile nel Paese. Colpito al cuore il regime con l’uccisione di ministri e parenti dello stesso presidente Assad, portata la rivolta nelle strade della capitale, indebolita la rete di sostegno del sistema di potere alawita con la fuga di altri generali, da ieri Assad è più fragile. Aumenta concretamente il rischio di una implosione totale del suo sistema di potere. La natura del sanguinoso attentato dimostra come i sedici mesi di rivolte abbiano fiaccato il regime, assottigliando le forze di cui può effettivamente disporre, creato varchi negli asfissianti sistemi di controllo e repressione, generato dubbi e distinguo fra le fazioni al potere. I margini di manovra per il presidente si riducono, tanto più se si considera la natura particolare del suo regime, che non è tanto legato al partito ba’th, quanto alla piccola minoranza alawita, che in questi decenni ha occupato tutti i gangli e gli interstizi del potere. In molti, all’interno del regime, stanno probabilmente rimpiangendo di non aver mai aperto dei canali con l’opposizione, quando ciò ancora era possibile. Ma l’aumento delle violenze, il degenerare degli scontri in vera guerra civile, il tipo di attacchi che ricorda sempre più le violenze jihadiste che per anni hanno insanguinato l’Iraq, testimoniano anche la trasformazione del fronte di opposizione ad Assad, la sua militarizzazione e radicalizzazione. In uno scenario di questo tipo, appare pericolosamente illusorio pensare che la caduta dell’attuale crudele regime possa portare a una transizione tutto sommato indolore, in cui i partiti liberali siano in grado di traghettare il Paese verso un modello democratico. A giocare un ruolo sempre maggiore sembrano i movimenti sunniti radicali sostenuti – e armati – dai Paesi arabi del Golfo, attivissimi in tutto il Medio Oriente post primavera araba nel dare appoggio ai salafiti, cioè ai peggiori rappresentanti dell’islam. Molte delle forze che combattono Assad dimostrano una violenza e una ferocia che spinge i gruppi lealisti a resistere a ogni costo, dato che l’alternativa sembra quella di rassegnarsi a subire una ritorsione brutale. E non si tratta solo degli alawiti. La Siria è una nazione plurale e composita, in cui le diverse confessioni cristiane hanno giocato un ruolo importante a ogni livello: basti pensare a Michel Aflaq, il fondatore del nazionalismo pan-arabo. Ebbene, le incertezze e i timori per il futuro stanno spingendo molti cristiani a cercare di lasciare il Paese. Ancora una volta, come già in Iraq e come forse in Egitto, essi rischiano di vestire gli scomodi panni dei vasi di coccio stritolati fra opposti estremismi. Il rinvio della votazione all’Onu sul caso siriano, richiesta dallo stesso inviato Kofi Annan, è stata una conseguenza ovvia, dato che la Russia, tanto più dopo questo attentato, avrebbe osteggiato ogni risoluzione. Ma posporre semplicemente la discussione non cambierebbe granché. E tempo invece di guardare a quanto avviene in Siria con prospettiva meno dicotomica (buoni da una parte, cattivi dall’altra) di quanto fatto finora, in particolar modo a Washington. Non si tratta certo di difendere un governo criminale o immaginare un futuro politico per un dittatore come Assad, ma tentare di rileggere la realtà siriana alla luce dei mille disastri che abbiamo dovuto affrontare in Medio Oriente, dalla tragedia irachena, al fallimento afghano, al pasticcio libico, all’anarchia perdurante da vent’anni in Somalia. Abbattere con la violenza un dittatore, sostenere una parte contro l’altra in una guerra civile, tanto più in società plurali o frammentate, espone al rischio concreto di una violenza settaria che trascina quel paese – e la sua regione – nel caos. Una Siria in cui gli alawiti, i cristiani e le altre forze minoritarie siano ridotti al silenzio sarebbe una Siria più debole, certo non più giusta o meno insanguinata.
 
 
da Il Sussidiario:  Wazne (Al Jazeera): Al Qaeda pronta a impadronirsi delle armi chimiche di Assad intervista di Pietro Vernizzi
I ribelli sono arrivati a Damasco. Quanto è vicina la capitolazione di Assad?
 L’escalation in Siria ha raggiunto un punto molto critico. Quella che sta avendo luogo è una vera guerra, ed è evidente che ci aspettano giorni estremamente duri. Prima che cambi realmente qualcosa, in Siria scorrerà ancora del sangue copioso. Il presidente Assad, nonostante le pesanti perdite riportate ieri, continua ad avere un esercito numeroso in grado di combattere per lui. Può fare affidamento su un numero di soldati tra le 100mila e le 200mila unità, il cui nocciolo duro è composto da alawiti che combatteranno fino all’ultimo.
 Che cosa si aspetta dal voto alle Nazioni Unite di questa settimana?
 L’Onu, l’Occidente e i Paesi del Golfo non sono stati in grado di gestire la situazione come avrebbero dovuto. Ciò di cui c’era bisogno era una piattaforma politica in grado di far sì che il governo e l’opposizione di riunissero attorno a un tavolo per discutere una soluzione che fosse accettabile per tutti. Purtroppo ormai è troppo tardi per un compromesso, e l’escalation di violenza è destinata a raggiungere il suo apice. Alla fine avremo un vincitore, ma nel frattempo quante altre migliaia di morti dovremo contare?
 Quali saranno le conseguenze per i Paesi confinanti?
Quanto sta avvenendo in Siria è estremamente pericoloso per tutto il Medio Oriente e può portare a una guerra regionale. Sono diverse le nazioni che possono essere colpite, incluse Libano, Iraq, Israele e ovviamente l’Iran, per non parlare dei Paesi del Golfo. In una parola, l’intera regione sarebbe coinvolta se le cose dovessero sfuggire di mano, specialmente per il fatto che sappiamo che in Siria ci sono delle armi chimiche e batteriologiche.
 E’ soltanto di propaganda, come nel caso dell’arsenale segreto di Saddam Hussein?
 Sul fatto che Assad disponga di armi chimiche e biologiche non ci sono dubbi. Ritengo che il presidente non abbia intenzione di usarle, ma nessuno può dire in quali mani potranno finire nei prossimi giorni. Finché sono sotto il controllo dell’esercito siriano non rappresentano una minaccia, ma se dovessero impadronirsene alcune componenti dell’opposizione ci troveremmo di fronte a gravi rischi. Sappiamo che in Siria Al Qaeda non solo è presente, ma è coinvolta massicciamente nella lotta contro Assad.
 Ieri è stato ucciso il ministro Rajha. Ritiene un caso che si sia trattato di una vittima cristiana?
 Nelle ultime ore i ribelli hanno ucciso numerose persone, musulmane e cristiane. L’assassinio del ministro della Difesa, Dawood Rajha, non mirava quindi a colpire nello specifico una personalità cristiana, ma tutti coloro che sono sinceramente leali al presidente. L’operazione militare è stata condotta senza badare alle appartenenze religiose. La situazione delle minoranze, e in particolare dei cristiani, diventerà problematica in seguito, soprattutto nell’ipotesi di un collasso del regime.
 In che senso?
 In questa fase l’uccisione di Rajha rientra nel tentativo di scalzare Assad. Ma se il presidente dovesse perdere il potere, i cristiani si troverebbero in una posizione molto difficile. Il loro futuro sarebbe simile alla situazione della Chiesa in Iraq, e anche restare in Siria diventerebbe molto pericoloso per i non musulmani. Ciò che si verificherebbe sarebbe quindi un enorme esodo verso il Libano e probabilmente verso i Paesi occidentali. Le minoranze sarebbero marginalizzate e discriminate dall’attuale opposizione, se quest’ultima dovesse arrivare a controllare il Paese. Un’ipotesi però ancora lontana dal realizzarsi.


DICHIARAZIONE DELLA PRESIDENZA CCEE
SULLA SITUAZIONE IN SIRIA
Speriamo che le autorità del Paese, la popolazione e tutti i credenti, di qualunque religione essi siano, guardino a Dio e trovino il cammino che faccia cessare tutte le ostilità, deporre le armi e intraprendere la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Questo conflitto non può che portare con sé inevitabilmente lutti, distruzioni e gravi conseguenze per il nobile popolo siriano. La guerra è una via senza uscita. La felicità non può che essere raggiunta insieme, mai nella prevaricazione degli uni contro gli altri.



venerdì 4 maggio 2012

Messaggio dei Vescovi siriani. Parte 2, documentazioni

1-L’assemblea dei Vescovi (con 7 assenti) rilancia la riconciliazione e invita al voto
Aleppo (Agenzia Fides) – Il conflitto e la violenza in corso in Siria hanno avuto un forte impatto anche sull’Assemblea dei Vescovi cattolici della Siria, conclusasi nei giorni scorsi ad Aleppo. Come riferito all’Agenzia Fides, su 17 Presuli della Conferenza (che riunisce i Vescovi cattolici di tutte le confessioni e riti) ben 7 erano assenti e non hanno potuto raggiungere Aleppo per motivi di sicurezza. Mancavano i Vescovi di Homs, città martoriata dal conflitto, che si sono rifugiati in piccoli paesi sulle montagne, e alcuni Vescovi del litorale. Le strade infatti, nonostante il cessate il fuoco dichiarato, sono infestate da bande di miliziani e gli spostamenti restano molto pericolosi.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39015&lan=ita

2- La Chiesa: speranza per una “missione Onu credibile”
Aleppo (Agenzia Fides) – “La nostra speranza è che la missione degli Osservatori Onu sia credibile, equa, indipendente e agisca da calmiere sulla situazione. Invitiamo tutte le parti in lotta ad accettare gli Osservatori Onu, che vengono senza interessi particolari, e a facilitare il loro lavoro. Speriamo che nessuno ‘abbia timore’ del loro lavoro”. È l’appello lanciato attraverso l’Agenzia Fides da Mons. Giuseppe Nazzaro, OFM, Vicario Apostolico di Aleppo, che esprime gli auspici della Chiesa siriana sulla missione degli Osservatori Onu.
 http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39016&lan=ita

3-Vicario Apostolico di Aleppo: massacro degli studenti provocato da infiltrati libici e turchi
Aleppo (AsiaNews)-  Mons. Giuseppe Nazaro racconta i retroscena dell'assalto dell'esercito contro l'università, costato quattro vittime. Da mesi i militanti stranieri tentato di influenzare gli universitari dell'Ateneo. Lo scopo è portare la violenza anche ad Aleppo, unica città rimasta al di fuori delle violenze fra ribelli e regime. Le manipolazioni dei media.
  "L'università di Aleppo è piena di infiltrati libici e turchi che da mesi tentano di portare dalla loro parte i giovani siriani. Questa gente è armata e ha provocato l'esercito che ha risposto con la forza ". È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Giuseppe Nazaro, Vicario apostolico di Aleppo sull'assalto delle forze di sicurezza al dormitorio universitario, costato la vita a quattro studenti. Il prelato francescano vive a soli 150 metri dall'università e ha vissuto in diretta l'attacco avvenuto il 2 maggio nel corso di una manifestazione di oltre 1500 universitari contro il regime. Secondo il racconto di alcuni testimoni, i militari hanno inseguito i giovani dentro le loro camere e arrestato oltre 200 persone. Per evitare nuove tensioni le autorità hanno chiuso l'Ateneo fino alla fine dell'anno accademico.
"Aleppo è l'unica città che non si è rivoltata contro Assad - spiega il vescovo - in questi mesi vi sono state solo manifestazioni sporadiche, la popolazione non vuole la violenza". Mons. Nazaro sottolinea che "per portare anche nella nostra città un clima di violenza e caos i militanti islamici tentano di influenzare i giovani a compiere atti sconsiderati e pericolosi, che mettono in pericolo tutta la popolazione".
Dopo i fatti del 2 maggio anche ad Aleppo si vive un clima di tensione e violenza. Nell'università studiano oltre 40mila studenti provenienti da tutto il Paese. Molti di loro non possono tornare a casa a causa della guerra. Mons. Nazaro racconta che i conventi e le parrocchie hanno aperto le loro porte a centinaia di ragazzi. "Nella nostra residenza - afferma - si sono rifugiate circa 20 ragazze, cristiane e musulmane, fuggite dai loro dormitori dopo il blitz dell'esercito. Esse si aggiungono alle altre 40 giovani studentesse ospitate nel nostro studentato".
Il Vicario apostolico afferma che la situazione sta precipitando: Turchia, Libia e altri Paesi musulmani stanno inviando militanti e armi per sostenere la guerra contro Assad. Ciò ha creato una situazione che rende impossibile qualsiasi iniziativa di cessate il fuoco e riconciliazione. "Chi ne fa le spese - afferma - è la popolazione, che non potrà sopportare a lungo questo clima di violenza e crisi economica".
Secondo il prelato la maggior parte delle informazioni diffuse dai media occidentali sono false o manipolate. "Giornali e organi di stampa - spiega - utilizzano solo le notizie pubblicate da al - Jazeera e da altri media arabi finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Essi sono fra i principali sostenitori dei ribelli siriani e il loro unico interesse è creare il caos per far cadere il regime di Assad".
http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-Apostolico-di-Aleppo:-massacro-degli-studenti-provocato-da-infiltrati-libici-e-turchi-24665.html

4- Cristiani sotto assalto: colpita l'antica Chiesa di Santa Maria della Sacra Cintura di Homs
Titolo originale: “Christianity Under Assault in Syria: Saint Mary Church of the Holy Belt Damaged”
Homs, Siria (MECN) – La Siria è la patria di antiche civiltà, contenente reliquie antiche e rovine risalenti alle prime civiltà umane conosciute. Insieme ad avere queste caratteristiche, la Siria è anche parte della Terra Santa, o come direbbe qualcuno, la Terra Santa fa parte della Siria. Gesù Cristo parlò un linguaggio antico siriano – aramaico, da Aram, un antico nome per la Siria. I siriani parlano ancora l’aramaico in alcuni villaggi e nelle chiese, e il vocabolario aramaico ha influenzato il loro dialetto arabo, la lingua nazionale del post-indipendenza della Siria. Tra i tanti tesori storici c’è la Chiesa di Santa Maria della Sacra Cintola (in arabo: كنيسة أم الزنار; Um az-Zinnar), chiamata per la sua preziosa reliquia – la ‘cintura di Maria’, la madre di Gesù. La Chiesa è una vecchia chiesa siro-ortodosso, situata nel cuore della città di Homs. La chiesa fu costruita su una chiesa sotterranea risalente al 50 d.C., che la rende tra le più antiche al mondo. E ‘anche la sede dell’arcivescovado siro-ortodossa.
Tra il 24-25 febbraio 2012, l’antica chiesa è stata danneggiata da milizie armate che combattono il governo di Homs. Secondo Issam Bishara, il Catholic Near East Welfare Association (CNEWA) direttore regionale per il Libano, Siria ed Egitto, in dichiarazioni rese al National Catholic Reporter , le milizie usano deliberatamente i cristiani e le luoghi sacri cristiani come scudi e stanno deliberatamente provocando danni sia a persone che a cose:
La Chiesa di ‘Santa Maria della Sacra Cintola’ (St. Mary Church of the Holy Belt) è situata nel centro di Homs, quella che è chiamata la cosiddetta “Città Vecchia”, ed è la sede dell’Arcidiocesi siro-ortodosso di Homs. La maggior parte delle chiese e arcivescovadi di altre confessioni sono concentrate nella stessa zona circostante (Hamidiya, Boustan el Diwan, ecc), e in questo ultimo trimestre è stato oggetto di scontri militari tra le milizie e le forze governative. I miliziani per la maggior parte di questo periodo di tempo hanno usato le chiese e i cristiani come scudi per proteggersi dai bombardamenti. E ‘inoltre importante ricordare che alcune icone all’interno delle chiese sono state danneggiate appositamente dalle milizie.
Questi fatti suggeriscono che i cristiani sono stati usati come scudi umani e le loro case, chiese e quartieri vengono utilizzati dai militanti in quello che alcuni suggeriscono una strategia di guerriglia deliberata, dove i militanti riescono a guadagnare sia copertura per attaccare le forze governative impunemente o riescono ad aizzare i cristiani contro il governo per la loro rappresaglia e la intimidazione diretta verso di loro. Tuttavia, Bishara ci rivela una terza cosa , e cioè che i cristiani sono in fuga e sono invitati dal loro clero ad astenersi dal prendere posizione, sia contro il governo o contro i gli insorti e stanno sostenendo una soluzione pacifica tra tutte le parti. Un anno fa, la popolazione cristiana in Homs era 160.000, ma come risultato della violenza, quel numero si è ridotto a soli 1.000 cristiani.
(…) Proprio nella città di Homs, 200 cristiani sono stati uccisi e molte famiglie cristiane sono già state martirizzate per la loro fede, per la loro fedeltà al loro paese, e non per essersi schierate con gli estremisti.
http://www.vietatoparlare.it/2012/05/03/le-milizie-anti-assad-usano-quarteri-cristiani-campi-di-battaglia/


domenica 29 aprile 2012

Chi ha a cuore la vita del popolo sirano?


Abbiamo paura di pronunciare la parola ‘guerra civile’, ma si sta andando in quella direzione, i segnali portano in quel senso” dice padre Pizzaballa intervistato da Radio Vaticana sulla situazione in Siria, ed aggiunge “Non c’è una guerra generalizzata, non c’è un fronte aperto su tutto il Paese” e conclude: “però, purtroppo tutto fa pensare a questo”.

Il paese è allo stremo, la gente ne paga le conseguenze, intere città assediate, rapimenti, violenze diffuse. Quella degli oppositori non è più la pacifica richiesta di maggiore democrazia.  Complice la repressione violenta del regime,  le richieste iniziali sono state sostituite da quelle di azzeramento di  tutto l’establishment attualmente al potere. Così  le legittime richieste popolari hanno lasciato il campo alla violenza settaria, ad una guerra senza quartiere, dilagata ‘a macchia di leopardo’ in tutto il paese.

Naturalmente si è levata l’indignazione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che più volte hanno richiesto una risoluzione Onu che aprisse la strada per un intervento, anche militare.  L’impressione che se ne ricava è che si stia buttando benzina sul fuoco anziché calmare la situazione.  E’ paradossale che nell’area i governi più attivi nel richiedere ad Assad  le libertà democratiche e il rispetto dei diritti umani  siano le monarchie del Qatar e dell’ Arabia Saudita, monarchie assolutistiche che non concedono ai loro popoli ciò che chiedono a terzi. A  sostenere il regime siriano ci sono invece Cina, Russia e Iran che interpretano la situazione esplosiva del paese come il risultato dell’ennesima ingerenza ‘umanitaria’ occidentale.
Essa è giudicata come un tentativo -giocato in campo mediatico, finanziario e militare- messo in atto unicamente al fine di perseguire i propri obiettivi:  cambiare globalmente la mappa geopolitica della regione mediorientale a proprio favore.

Assad se ne deve andare” questo è sinteticamente il ‘dialogo’ intavolato dalla comunità internazionale. Ma se Assad lasciasse né lui né tutte le istituzioni che reggono il paese  avrebbero scampo. Il motivo è semplice: ogni ruolo chiave istituzionale, soprattutto i vertici dell’esercito, sono ricoperti dagli alawiti, la minoranza religiosa che rappresenta  solo il 20% della popolazione, mentre la maggioranza è sunnita. Se gli alawiti non gradivano la perdita dello ‘status quo’ nella fase iniziale delle proteste,  ora in un contesto di guerra civile e di violenza diffusa (non controllabile nemmeno dall’opposizione), con vari agenti sul campo, sanno bene che l’epilogo sarebbe quello di essere frettolosamente giudicati da una delle tante formazioni armate della ribellione, ed essere uccisi. Perciò non  hanno nulla da perdere.
D’altra parte sanno di avere tutti contro: “inutile” è stata  giudicata dalla Lega Araba e dall’ONU la missione degli Osservatori in Siria iniziata nel dicembre scorso e cessata dopo soli 23 giorni, nonostante avesse ristabilito un clima costruttivo, ottenuto il ritiro dei militari in varie città, la liberazione dei prigionieri, la distribuzione di aiuti alla popolazione.

La situazione in Siria è complessa: padre Paolo dell’Oglio (da 30 anni in Siria) racconta che “a prescindere dalle appartenenze religiose, è ancora massiccia, anche se scossa, l’adesione popolare al potere costituito” e aggiunge “alcune aree sono ormai in mano all’ ‘esercito libero’ “ e “In generale il clima politico è confuso, la sicurezza carente. Si registrano episodi di furto, teppismo, sabotaggio, attentati, rapimenti, rese di conti, vendette e uccisioni. La violenza non fa che aumentare”. Non sono parole di un filo-governativo ma quelle di un frate espulso dal Paese perché giudicato troppo sbilanciato a favore dei “ribelli”. E’ evidente che comunque si voglia chiamare, una speranza che per vivere  ha bisogno dell’annientamento dell’avversario in qualunque modo si chiami è tirannia: il rischio in assenza di un negoziato e un accordo è che il potere semplicemente passi solo di mano.
Non cambia nulla se non si guarda con simpatia all’uomo in quanto tale ed al suo destino, se non si parte  dalla dignità insopprimibile di ognuno.

E’ invalsa invece l’aspettativa che le rivoluzioni da sole, ad agni costo e con qualsiasi mezzo possano risolvere ogni cosa. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che la soluzione che vediamo adottata da un po’ di tempo per migliorare la vita dei popoli è falsa.
Se in Siria non si torna al dialogo e le voci delle armi non cessano, non rimarranno che rovine a contendersi.

lunedì 16 aprile 2012

La verità non usa mai le autostrade, ma va ricercata e passa per "la pietra scartata dai costruttori"

Da :VIETATO PARLARE

Durante il programma di Rai 1 A SUA IMMAGINE che segue l’Angelus del Papa, un commentatore, ha detto che il Papa ha recentemente rimproverato i Vescovi della Siria perché troppo pro-Assad.
Che il Papa abbia rimproverato che i Vescovi fossero troppo pro Assad non mi risulta , ma il punto non è questo: il punto è essere o non essere a favore della guerriglia armata in atto (che rifiuta ogni mediazione e compromesso), che si serve della mistificazione dei mass media per distorcere ciò che sta succedendo. Qui in questo blog si dice solo questo e che invece la sola rivoluzione a cui credo come cattolico e come uomo, è un’altra.
Invece, il ragionamento che ci hanno messo dentro, la logica di cui siamo intrisi, la logica che sembrano seguire la maggior parte dei mezzi di comunicazione è anticristiana : Pro o contro. Riducono la realtà a essere PRO O CONTRO. E’ un modo semplicistico e anticristiano di giudicare. L’informazione è contrassegnata dalla partigianeria o dal livore per il mancato intervento dell’occidente stile-Libia. Forti di questi altissimi pensieri, questi illustri pensatori della REALTA’ PENSATA, poi mi vogliono insegnare che la realtà non si può capire perché è complicata…
La risposta è l’idea di bene a cui apparteniamo. Domandarmi cosa io cerco in ogni cosa. E’ l’apertura al reale e non il conformarmi a delle opinioni sulla realtà.
Invece “pro o contro” o il sogno di un paradiso in terra non è l’idea che ho della giustizia e del benessere, della libertà. E l’ha ricordato Gregorio III patriarca cattolico siriano, di non pensare come questo mondo. Come dice il Vangelo stesso.

continua a leggere qui: http://www.vietatoparlare.it/2012/04/15/la-verita-usa-mai-le-grandi-autostrade-ma-va-ricercata-passa-sentieri-la-pietra-scartata-dai-costruttori/